mercoledì 18 maggio 2016

La Stampa 18.5.16
Camorra, l’ex vicesindaco di Fi appoggiava il candidato del Pd
A Caserta il “sistema” prende corpo: arrestate 7 persone. Sospette tangenti all’imprenditore vicino al clan Belforte
di Guido Ruotolo

Mazzette in cambio di appalti per le imprese del clan Belforte di Marcianise. In piena campagna elettorale per le comunali di Caserta, l’ex vicesindaco di Forza Italia Vincenzo Mario Ferraro finisce in carcere insieme all’imprenditore Angelo Grillo. L’accusa è di corruzione, turbativa d’asta con l’aggravante dell’aver favorito la camorra. A casa di Ferraro, i carabinieri hanno trovato materiale elettorale di due candidati, Daniela Pizza e Domenico Natale, che si presentano in una lista che appoggia il candidato a sindaco Carlo Marino, del Pd. Nelle recenti primarie del Pd si sono ritirati dalla competizione tre candidati per i sospetti che Ferraro ex An, ex Pdl ed ex Forza Italia, avesse deciso di puntare le sue carte sul candidato Marino.
«Se vinco io mangiano tutti». Angelo Grillo è un imprenditore molto pragmatico, che conosce la filosofia della vita in terra di Gomorra. Mette a verbale Salvatore Belforte, capo del potente clan di Marcianise, oggi pentito: «Era Grillo che si occupava di corrompere i politici non solo con i soldi ma qualche volta offrendo loro donne. Noi garantivamo non solo la protezione a Grillo ma anche una maggiore disponibilità dei politici nei suoi confronti perché sapevano che lui era un nostro amico».
Eliminare i concorrenti
Il clan veniva ricompensato con il 4-5% di tangenti sull’utile complessivo dell’appalto. Che tipo Grillo, che chiese il favore al boss (e per questo gli è stata notificata in carcere la nuova ordinanza di custodia cautelare) di eliminare un imprenditore concorrente pur di vincere l’appalto delle pulizie per tutti gli ospedali casertani.
Una indagata, Alessandra Ferrante, che ha deciso di collaborare alle indagini, ha fatto mettere a verbale: «Grillo definiva Ferraro “ladro” e “persona spregevole”». Racconta anche che un’altra impiegata della ditta di Grillo, Assunta Mincione, «si sfogò dicendo che loro prendevano mille euro per un mese di lavoro, mentre questo (Ferraro, ndr) in cinque secondi prende duemila euro».
Duemila euro, la tangente ogni volta che la ditta presentava la fattura per essere pagata per il servizio di trasporti disabili.
La Camorra comanda
Fa paura Caserta. Una volta la chiamavano «Terra del lavoro». Oggi è un deserto di democrazia. Lo Stato è una Caporetto. Uno stillicidio di arresti di amministratori, funzionari comunali, ex sindaci, imprenditori. La provincia si sta prosciugando di uomini delle istituzioni al servizio dei cittadini.
Mettendo insieme le ultime retate del pool anticamorra coordinato dal procuratore aggiunto Giuseppe Borrelli, sette ex sindaci di Comuni importanti della provincia (in tutto sono 104) sono finiti in carcere. Si tratta degli ex primi cittadini di Caserta, Santa Maria Capua Vetere, Grazzanise, Trentola, Orta di Atella, Gricignano, Villa di Briano. Anche l’Asl e l’ospedale di Caserta sono stati commissariati. E pure Maddaloni, dopo l’arresto del sindaco.
Comuni sciolti per infiltrazione camorristica, sotto osservazione delle commissioni d’accesso. Sindaci arrestati per corruzione o per camorra. Il 10% dei Comuni, almeno il 60% della popolazione casertana sono stati amministrati dalla camorra o da un sistema di corruzione. Brucia questa crisi democratica. In carcere o ai domiciliari insieme all’ex vicensidaco e all’imprenditore, sono finiti dirigenti del Comune, funzionari della ditta «Voglia di vivere cooperativa sociale».
Diversi gli appalti truccati per favorire Grillo. Come quello della gestione del servizio trasporto sociale rivolto ai cittadini con ridotta mobilità. Appalto in cambio di mazzette, di vacanze-premio a Sharm el Sheikh e a Ischia. Anche una Fiat Punto per la moglie dell’ex vicesindaco Ferraro.
Grillo, Ferraro, il clan: lo schema è uguale in tutte le inchieste recenti. L’imprenditore del clan, il politico, il clan stesso. La politica a Caserta ha ammainato da tempo le sue bandiere. Prima Nicola Cosentino, l’ex viceministro dell’Economia e numero uno di Forza Italia in Campania. Oggi il presidente del Pd Campania, presidente del Consiglio Regionale, Stefano Graziano, che chiede voti all’imprenditore del clan Alessandro Zagaria. Un’inchiesta, quella che ha portato all’arresto dell’ex sindaco di Santa Maria Capua Vetere, che potrebbe arrivare poco prima del voto amministrativo del 5 giugno. Con l’interrogatorio di Graziano.