La Stampa 18.5.16
Guerriglia in piazza a Parigi contro il Jobs act di Hollande
di Leonardo Martinelli
Ancora
una giornata di proteste ieri in tutta la Francia contro la legge El
Khomri, il Jobs Act in salsa francese. E ancora poliziotti con i caschi e
gli scudi anti-sommossa da una parte, a lanciare gas lacrimogeni in
piena Parigi. E, dall’altra, i manifestanti che si proteggevano con i
fazzoletti sulla bocca e gli occhiali da piscina sugli occhi. Alcuni di
loro, vicino alla metropolitana di Vavin, in uno dei quartieri più chic
della città, hanno lanciato oggetti contundenti e pietre, divelte dal
pavé delle strade, contro le forze dell’ordine.
E François
Hollande? Per una volta non è stato a guardare. Accusato di essere
troppo debole nei confronti del movimento, ieri mattina, prima che
iniziasse la sesta giornata nazionale di proteste in poco più di due
mesi, ha preso la parola alla radio Europe 1: «Non cederò su questo
progetto di legge». Che prende il nome dalla ministra del Lavoro, Myriam
El Khomri, e punta a introdurre maggiore flessibilità e a rendere più
facile il licenziamento di tipo economico. La scorsa settimana,
all’Assemblea nazionale, visto che non potevano disporre della
maggioranza assoluta dei consensi, necessaria per far passare la legge,
il premier Manuel Valls e Hollande hanno deciso di ricorrere a una
procedura d’urgenza (quella dell’articolo 49.3 della Costituzione), che
permette di approvare la legge senza il voto in aula. Prevedono di fare
lo stesso al Senato e, in seguito, all’Assemblea nazionale, per la
seconda lettura.
«49.3: vergognati Valls, Partito socialista di
destra», urlavano ieri i manifestanti per le strade di Parigi e delle
maggiori città francesi. In un certo senso Hollande aveva già risposto
loro la mattina. «Questa legge passerà - ha detto -, perché è stata
discussa, c’è stata concertazione, è stata anche corretta». In effetti
sono state eliminate varie misure contestate dai sindacati, tanto che il
Medef, la Confindustria francese, ritiene che la El Khomri sia ormai
praticamente inutile. Solo una delle due grandi organizzazioni dei
lavoratori, la Cfdt, la più moderata, è favorevole alla legge. L’altra,
la Cgt, equivalente della Cgil italiana, è invece la colonna vertebrale
delle proteste, assieme ad altri sei sindacati (Fo-Force ouvrière, Fsu,
Solidaires, Unef, Unl e Fidl). Hanno organizzato la giornata di ieri e
ne prevedono già un’altra domani. E, intanto, sono all’origine degli
scioperi di diverse categorie, iniziati ieri e che andranno avanti per
tutta la settimana. Oggi è la volta delle ferrovie: circoleranno due Tgv
su tre, i treni ad alta velocità, ma è previsto che solo il 50% di
quelli regionali sarà operativo.
Quali le prospettive di questo
movimento? Ieri, secondo le autorità, sono scese in piazza in tutta la
Francia 68 mila persone, che sono meno delle 390 mila del 31 marzo
scorso. Ma che rappresentano sempre un numero elevato. Ieri, a causa
delle violenze, ormai una costante, ci sono stati anche 87 manifestanti
fermati dalla polizia. Cosa ne pensano i francesi? Secondo l’ultimo
sondaggio dell’istituto Bva, il 54% appoggia le proteste.