mercoledì 18 maggio 2016

La Stampa 18.5.16
I sondaggi cambiano verso
Fronte del sì in discesa persi 5 punti in una settimana
Favorevoli dal 46 al 41%. Uno su quattro indeciso
di Gabriele Martini

I sondaggi sul referendum confermativo sulla riforma costituzionale allarmano Matteo Renzi. La rilevazione condotta dall’istituto Piepoli per «La Stampa» dice che il 41% degli elettori pensa di votare a favore. Uno su tre dichiara di volersi esprimere in maniera contraria. Mentre il 26% degli interpellati afferma di non essersi ancora fatto un’idea o di non aver intenzione di recarsi alle urne. Ma a far scattare l’allarme rosso a Palazzo Chigi è il trend negativo.
I «sì» sono in netto calo. Appena una settimana fa erano il 46%. Significa che in sette giorni il 5% degli interpellati ha voltato le spalle alla riforma Boschi. Mentre, nello stesso periodo, il fronte del «no» è balzato dal 28 al 33%. In quest’ottica va letta anche la retromarcia di Renzi, che fa sapere di non avere più intenzione di personalizzare la consultazione. E che semmai sono le opposizioni a provarci, perché senza argomenti.
Verso le urne 9 su 10
«La flessione di cinque punti non va interpretata come una caduta libera - avverte il professor Nicola Piepoli -. Piuttosto è un assestamento dovuto al dietrofront del governo sulle urne aperte anche il lunedì. Un balletto che ha disorientato non poco l’opinione pubblica». Di certo c’è che la sfida d’autunno è decisiva. Il più occasioni il premier ha ribadito che, in caso di bocciatura della riforma, lascerà non solo la guida del governo, ma la vita politica. Anche se la percentuale di indecisi resta elevata (uno su quattro), nove interpellati su dieci (88%) si dicono propensi ad andare a votare. Il 62% non ha dubbi: risponde che «certamente» si recherà alle urne, mentre il 26% sostiene che «probabilmente» parteciperà alla consultazione. Al netto di un 3% senza opinione, solo uno su dieci (9%) sostiene di non volersi esprimere. «Significa che attorno a questo referendum c’è entusiasmo», aggiunge Piepoli. «Alla fine qualcuno cambierà idea e altri magari andranno al mare, ma l’affluenza supererà sicuramente il 60%».
I punti chiave
Il contenuto della riforma che convince maggiormente gli italiani è la riduzione del numero dei senatori dagli attuali 310 a cento (74 consiglieri regionali, 21 sindaci e 5 senatori nominati dal capo dello Stato per 7 anni): l’86% degli interpellati si dice favorevole. Il 78% promuove l’introduzione di referendum propositivi per introdurre nuove leggi. Il 54% si dice d’accordo con l’abolizione del Cnel. I temi che convincono meno sono la riduzione dell’autonomia degli enti locali a favore dello Stato centrale (48%) e l’elezione del presidente della Repubblica dalle due camere riunite in seduta comune senza più la partecipazione dei 58 delegati delle Regioni (49%).
Personalizzare la competizione, però, comporta rischi. «Se Renzi non parla del referendum, vince», spiega Piepoli. «Perché oggi la gente, a torto o a ragione, pensa che il governo stia riformando il Paese. Se il premier insiste troppo, invece, passerà il messaggio che ha paura di perdere».