lunedì 16 maggio 2016

La Stampa 16.5.16
I colossi dell’editoria perdono punti i piccoli avanzano: “Più vicini ai lettori”
di Mario Baudino

Il mercato del libro, dicono i dati dell’Associazione editori, dà segni di (lieve) ripresa, ma leggendo con attenzione i numeri si scopre che qualcosa sta cambiando. I grandi gruppi, eterno spauracchio del resto del pianeta libro, l’anno scorso e ancor di più nei primi mesi di quest’anno hanno il fiato grosso. Stanno perdendo quote di mercato. Se si fa la somma di Mondadori, Rizzoli, Gems, Giunti e Feltrinelli, si arriva a fine 2015 con una percentuale del 54,7%. Dodici mesi prima era del 57,4, quasi tre punti in più.
Pare un terremoto: come se le acquisizioni e fusioni avessero ottenuto l’effetto contrario, a favore dei medi e piccoli, più agili, forse più creativi, e premiati dal pubblico dei lettori. Davvero qualcosa si è inceppato nella macchina dei «grandi», che dispongono oltretutto di una fitta rete di catene di librerie? Stefano Mauri, che in quanto editore di Gems rappresenta il terzo polo italiano (da Longanesi a Guanda a Garzanti) non ne è affatto convinto. È vero, dice, Mondadori e Rizzoli hanno avuto problemi dovuti anche al loro «matrimonio», ma le sue case editrici no. Anzi, hanno migliorato la quota. Quanto al mercato in generale, è influenzato da fattori che non dipendono da lui: il balzo clamoroso della manualistica, per esempio, è «merito» del Tar: che accogliendo un ricorso contro il «concorsone» per i professori, ha generato una colossale ristampa con modifiche dei testi per il concorso-bis.
Le sorti dell’editoria italiana non potranno tuttavia affidarsi agli avvocati. Questi dati, fa osservare Sandro Ferri di E/O, un «piccolo» con fior di bestseller, da Muriel Barbery a Elena Ferrante, sono davvero importanti. «Credo che i gruppi - ci dice - abbiano risentito maggiormente della crisi, anche se nella galassia degli indipendenti c’è chi soffre moltissimo. Qualcuno però è riuscito ad approfittarne per ritagliarsi degli spazi. Io penso che i piccoli siano più vicini al prodotto, all’autore, al lettore; questo è un mestiere dove le logiche manageriali non funzionano più di tanto».
Si assiste infatti nello stesso tempo a un calo di copie generale e a un aumento di fatturato, il che può sembrare una contraddizione. Mondadori ha appena comunicato i risultati finanziari del primo trimestre, buoni. La Rizzoli-libri nel 2015 era cresciuta, ma nel primo trimestre 2016 cala anch’essa. Come spiega Giuliano Vigini, esperto di numeri editoriali, quello del libro, oggi, «è un mercato elastico, dove viviamo alla giornata. È difficile fare previsioni, ma questo sarà un anno di svolta».
In che senso? Massimo Turchetta, direttore della nuova Rizzoli-libri, prova a rispondere con una metafora zoologica: «Il mercato è sempre più veloce, e i grandi gruppi ne hanno fino a ieri intercettato bene i cambiamenti. Ora la velocità di adattamento è diversa, ma i gruppi hanno nel loro perimetro case editrici che agiscono come fossero indipendenti, e che crescono benissimo. Non dobbiamo pensare a grandi pachidermi, ma semmai a branchi dove ci sono animali veloci e altri più lenti». La novità vera è che, domani, la velocità sarà forse più importante delle dimensioni.