La Stampa 16.5.16
Prove di alleanza anti-Renzi
Salvini: pronti a votare Raggi
Il leghista: se al ballottaggio a Roma va Giachetti, appoggiamo il M5S
di Amedeo La Mattina
Le
elezioni a Roma stanno diventando ogni giorno di più il paradigma di
scenari futuri e delle divisioni nel centrodestra. Mentre Berlusconi
vede i 5 Stelle come il male assoluto e per fermarli sarebbe disposto ad
allearsi pure con il diavolo, Salvini invece annusa l’aria, fiuta altre
vie e si posiziona al crocevia dell’unione di tutti gli oppositori a
Renzi. Nella capitale è pronto a sostenere la candidata pentastellata.
«Se Giorgia Meloni non dovesse arrivare al ballottaggio, sicuramente non
sosterrei mai il Pd, non voterei Giachetti. Voterei Raggi, senza
dubbio», ha risposto a Lucia Annunziata nell’intervista a «In 1/2 ora».
Matteo è convinto che al secondo turno andrà Giorgia e i sondaggi lo
confortano in questa direzione. Ma se questo non dovesse succedere,
allora meglio Virginia.
Il leader leghista sembra adottare il
“modello Trump” e c’è chi sospetta che a suggerirglielo sia stato
proprio Donald (un altro personaggio che Berlusconi non sopporta). Non è
la prima volta che il segretario della Lega lancia segnali verso i
grillini, che avrebbero portato «una bella ventata di novità e pulizia».
«Io non temo gli avversari se portano delle idee. Ultimamente però
hanno qualche problema di onestà. Sull’onesta e trasparenza - ha
precisato Salvini - io ne faccio il primo progetto della Lega che in
passato ha avuto problemi che non vorrei più rivedere. A dividerci c’è
il tema della sicurezza e dell’immigrazione, sia a Bruxelles che Roma. I
Cinque Stelle votano più a sinistra della Boldrini», afferma Salvini,
che così attira voti di destra dal bacino di Grillo. Eppure sono tanti i
punti in comune contro Renzi, l’Europa, la moneta unica. Sullo stesso
tema dell’immigrazione Raggi, alle prime battute della campagna
elettorale, disse che «i rom sono un’emergenza che dura da 20 anni: ogni
anno si spendono 24 milioni per mantenerli in situazione di degrado e
per mantenere persone che potrebbero lavorare. Il superamento dei campi
rom non è rinviabile».
Il messaggio rimane quello del fronte
comune. Messaggio per la verità sempre rispedito al mittente. Tuttavia
Salvini gioca di tattica e di strategia. Tatticamente cerca di attirare i
consensi di quei grillini che non condividono le decisioni prese contro
il sindaco di Parma Pizzarotti. Pensa che in quel mondo la frattura e
le divisioni saranno sempre più acute dopo la scomparsa di Casaleggio.
Magari in futuro potrebbero venir fuori una vera scissione, altri
Pizzarotti. Per Matteo tutto è in movimento e lui si tuffa nel magma che
potrebbe far esplodere l’attuale sistema politico, soprattutto se a
ottobre il «No» dovesse vincere al referendum costituzionale.
Tattica
e strategia. E quanto alla tattica, prima ci sono le amministrative.
Con l’apertura ai grillini a Roma (nel caso Meloni non dovesse andare al
secondo turno), Salvini spera di ottenere in cambio i voti
dell’elettorato grillino in quelle città dove il M5S non andrà al
ballottaggio e ci andrebbe invece la Lega. Come può accadere a Bologna,
Novara e in altri centro del Nord Italia. Si tratterebbe di una specie
di desistenza mascherata.