La Stampa 15.5.16
Renzi, allarme per Roma “Dobbiamo far presto”
E prepara un’uscita forte
Il premier deluso da Giachetti. A Milano sul palco con Pisapia
di Fabio Martini
Matteo
Renzi, attentissimo alla propria immagine e alla forza delle immagini, è
come se si fosse nascosto: ai candidati sindaco del Pd in corsa per la
conquista delle cinque città più importanti del Paese, sinora il
presidente del Consiglio non ha “regalato” comizi in tandem e neppure
una passeggiata sul corso delle loro città. Soltanto due, tre foto, ma
deboli: scattate di notte, quasi per caso. Con Valeria Valente, dentro
una pizzeria di Napoli. Con Giuseppe Sala, di notte a Lambrate, senza
can-can mediatico. Ma oramai mancano 20 giorni alla fine della campagna
elettorale e l’assenza di Matteo Renzi dalle piazze più calde sta
diventando un fatto politico. Non vuole forse mettere la faccia su
situazioni compromesse? Oppure, come è più probabile dato il
personaggio, sta studiando il momento “giusto” per intervenire e
risultare più efficace?
Certo, Matteo Renzi confida (ma non lo
direbbe mai pubblicamente) di essere «deluso» da qualche candidato, in
particolare da quello di Roma, Roberto Giachetti, al quale si rimprovera
un deficit di grinta e di peso politico. Certo, Renzi mette le mani
avanti e continua a ripetere: «Si vota per il primo cittadino, non per
il primo ministro». Certo, Roma è il peso più grosso, ma è il quadro
generale che allarma. A palazzo Chigi naturalmente dispongono di un
monitoraggio capillare sulle intenzioni di voto non solo nei cinque
comuni “top” (Roma, Milano, Torino, Napoli e Bologna) ma anche delle
sfide in alcuni importanti città medie, come Cagliari e Trieste. I
report dell’istituto che lavora per la Presidenza, la Swg, e quelli
considerati più attendibili - tra questi la Ipsos, Euromedia, Ixè -
convergono nel delineare un quadro generale con luci e ombre. Un quadro
che lascia spazio a qualche rimonta in zona Cesarini.
Le
“ultimissime” stanno cambiando alcuni dati consolidati. A Napoli la
partita viene considerata chiusa: prendono più “voti” le liste di
sostegno piuttosto che la candidata del Pd Valeria Valente, ferma al
terzo posto e per ora nettamente sopravanzata dal sindaco uscente Luigi
De Magistris (saldamente al primo posto) e da Gianni Lettieri, del
centro-destra. A Roma la candidata Cinque Stelle Virginia Raggi è in
testa, ma si è fermata la rimonta di Alfio Marchini, il competitor più
pericoloso per il Pd. In compenso ha ricominciato a salire Giorgia
Meloni ed è con lei che (per ora) il democratico Giachetti si gioca le
chances di andare al ballottaggio. A Milano si sarebbe esaurita la
notevole rimonta di Stefano Parisi del centro destra e nel testa a testa
Giuseppe Sala resta in vantaggio. È vero che a Torino e Bologna i due
candidati del Pd, Piero Fassino e Virginio Merola, sono considerati «già
eletti», ma nelle città medie il quadro è più mosso: il Pd è in
vantaggio a Cagliari, a Rimini, a Novara e Savona; in svantaggio a
Trieste, Varese, Benevento e Caserta. Che fare? Renzi non è tipo da
farsi dire che lui non ha il coraggio di sostenere candidati
predestinati alla sconfitta e dunque nei prossimi 17 giorni ha deciso:
si muoverà. Ma calibrando le sue incursioni. A Milano per esempio c’è
già un accordo con Giuliano Pisapia e con Giuseppe Sala per un evento
pubblico a tre, un simbolico passaggio di testimone tra il sindaco
uscente e quello pronto a subentrare, con la benedizione del presidente
del Consiglio. Renzi preferirebbe collocare l’evento tra il primo e il
secondo turno, ma potrebbe ripensarci e fare un’anteprima in solitaria. E
Roma? Renzi ha deciso. Bisogna far presto, guai aspettare il
ballottaggio: prima del 5 giugno si farà vedere a fianco del suo amico
Giachetti.