La Stampa 13.5.16
L’Islam riformista al governo “Intesa con noi, non con l’Ucoii”
La sfida dell’8 per mille tra la Confederazione vicina al Marocco e l’Unione sostenuta dall’Arabia
di Karima Moual
Gli
 scettici dovranno ricredersi. Dovrà farlo chi ripete da anni che è 
impossibile fare un’intesa tra Stato italiano e l’Islam perché non c’è 
un interlocutore rappresentativo. La prova è racchiusa nella fotografia 
della giornata di ieri. A Roma si è presentata la Confederazione 
islamica italiana, fondata dal 2012 ma già con al suo interno più di 
trecento moschee aderenti. Un numero che mai alcuna organizzazione 
italiana è riuscita ad aggregare e tenere insieme. Ma non è stata solo 
una riunione confederale per eleggere il nuovo presidente, bensì un 
incontro dall’importante valore politico, sottolineato dagli interventi e
 dai messaggi istituzionali di Alfano, Pietro Grasso, del ministro degli
 Affari religiosi del Marocco Ahmad Taoufik, ma anche la comunità di 
Sant’ Egidio, la Cei. L’intervento di Riccardo Di Segni, rabbino capo 
della comunità ebraica di Roma, che ha strappato un caldo applauso alla 
platea quando ha dichiarato: «La costituzione di questa confederazione 
riunita intorno a dei valori condivisi e condivisibili, che sono gli 
stessi valori sui quali si schiera l’ebraismo italiano, ci fa sperare 
nel fatto di poter continuare e promuovere un grande incontro tra le 
nostre comunità». Insomma, tutte presenze importanti e di valore nel 
riconoscimento di questa nuova realtà islamica autorganizzata, che non 
può non far presagire che questa volta ci si sta davvero muovendo nella 
direzione giusta.
Non a caso il portavoce della confederazione, 
Massimo Abdullah Cozzolino, dichiara senza giri di parole: «Ci poniamo 
come interlocutore con le istituzioni per trovare un’intesa con lo Stato
 italiano. Ma bisogna superare i limiti che hanno contrassegnato la 
storia delle organizzazioni islamiche».
Tra i limiti, c’è 
certamente l’ingerenza di Paesi come Arabia Saudita e Qatar, con 
finanziamenti importanti in questi anni ma dietro ai quali vi è stata 
anche la divulgazione di un islam che si è dimostrato meno spirituale e 
più politico, impregnato di battaglie geopolitiche lontane dal contesto 
italiano. Un islam più divisivo che inclusivo che si è incarnato un po’ 
nella storia dell’Ucoii.
Dunque si prova a riscrivere una nuova 
pagina perché l’intesa con lo Stato è una partita troppo grande per 
lasciarla ad altri. C’è di mezzo il futuro della comunità e c’è l’8 per 
mille che fa gola a molti.
A giocare in favore della 
Confederazione diventa il numero importante delle moschee aderenti, la 
sottoscrizione della carta dei valori, ma anche la presenza marocchina, 
la prima islamica con 600 mila anime, e che indirettamente chiama in 
causa il Paese d’origine, il Marocco, oggi chiave nel mondo islamico per
 stabilità e visione di un islam riformista e pronto a entrare come 
interlocutore con il nostro Paese anche e soprattutto contro la 
radicalizzazione.
Adesso la palla passa all’Italia, e al Premier Matteo Renzi che si recherà in Marocco nei prossimi mesi.
 
