La Stampa 13.5.16
Mastandrea: piano piano sono entrato nella persona e non nel personaggio
intervista di F. C.
Guardando
«più alla persona che al personaggio», guidato dal maestro Bellocchio
con cui da tempo voleva lavorare, in linea con un «approccio bipolare» a
una «storia che in fondo ci riguarda tutti, anche se in maniera meno
drammatica», Valerio Mastandrea è entrato «piano piano» nel ruolo di
Massimo, protagonista di Fai bei sogni: «Mi sono concentrato sul tema di
fondo, l’accettazione della realtà anche quando è inaccettabile, la
capacità di trasformare le esperienze, comprese quelle più dolorose, in
qualcosa di utile a sé e agli altri».
Qual è l’aspetto del personaggio che l’ha più attratta?
«Mi
è sempre piaciuto lavorare sulle persone complesse, anche in chiave
ironica e comica. E poi, come sempre, ho pescato da me stesso, dal mio
modo di stabilire relazioni con gli altri».
Quali sono state, se ci sono state, le difficoltà della prova?
«Quella
di Massimo Gramellini è una figura pubblica, presente nell’immaginario
delle persone, e questa era la parte più complicata. Per questo ho
preferito focalizzarmi sul copione, sul modo con cui Marco voleva
raccontare Massimo».
Come è andato l’incontro con Bellocchio?
«Avevo
già fatto un provino con lui, per Buongiorno notte. Marco mi chiese di
pronunciare la battuta di un diciannovenne, io avevo 24 anni, la dissi
una prima volta, lui me la fece ripetere, mi spiegò che non funzionava
perché si avvertiva troppo la consapevolezza dovuta all’età. E non mi
prese. Era stato un provino breve, ma le cose che Marco mi ha detto in
quell’occasione me le sono portate dentro da allora: mi ha comunicato la
sacralità del mestiere, mi ha spinto a prenderlo sul serio».
A
questo Festival di Cannes, e proprio alla Quinzaine des realisateurs,
sarà presentato il nuovo film di Claudio Giovannesi «Fiore», in cui lei
interpreta il ruolo di un padre.
«Sì, ma in quel film non sono io quello da guardare, è la protagonista, Daphne Scoccia, un vero talento naturale». [F. C]