La Stampa 12.5.16
Emma Bonino chiama la battaglia sui diritti civili: “In Italia bisogna sempre spingerli a forza, non sediamoci”
“Ora avanti con eutanasia cannabis, cittadinanza e asilo”
intervista di Francesca Paci
Ne
ha combattute di battaglie, Emma Bonino. Da dentro al governo, da
fuori, dalla scomoda posizione di una che spesso dice quanto i
connazionali non sono ancora pronti ad ascoltare. L’ex ministro degli
esteri, ex commissario europeo e molti altri ex ruoli tranne che
radicale non abbassa la guardia sui diritti. Da presidente dell’European
Council on Foreign Relations parla e tratta con regimi campioni di
violazioni, ma ogni paese ha la sua storia e questa è la nostra.
Seppur maturata con difficoltà, è una giornata epocale nella marcia per i diritti degli italiani?
«Ricordo
che la prima proposta di legge del genere portava la firma di Agata
Alma Cappiello, Margherita Boniver e poche altre: era il 1988 e non fu
mai discussa. Nel 2006 i Dico vennero bloccati da destra e da sinistra.
Poi toccò ai Pacs e infine, lento pede, eccoci a regolare una realtà nel
frattempo mutata. Questa legge non cambia la società ma, ancorché
timida e riduttiva, prende almeno atto tardivamente dell’Italia del
2016, cioè di una mutazione già avvenuta».
C’è chi dice è troppo, chi troppo poco. Com’è questa legge?
«Il
dibattito è legittimo. I diritti civili non dovrebbero essere
ideologici: non appartengono nè alla destra nè alla sinistra, sono delle
persone. Il referendum sul divorzio passò con il 52%, metà della gente
era contraria. Quello che mi rattrista sono i toni volgarissimi uditi
nei giorni passati al Senato, toni che ricordano quelli pessimi sulla
morte dignitosa e l’eutanasia, all’epoca del cosiddetto caso Englaro,
altro tema su cui, lento pede, avanziamo. È noto che sulle scelte
personali il proibizionismo non funziona, eppure i politici sembrano non
capire. Lo sforzo di legalizzare è duro ma, a differenza dell’illusione
nefasta di proibire, funziona».
Perché ad ogni battaglia legale sui diritti siamo punto e a capo?
«I
diritti civili in Italia vanno sempre spinti a forza. Vero invece è che
purtroppo da almeno vent’anni l’impegno è meno vivace e più frantumato.
Ognuno si batte per una cosa, i gay, le donne, l’eutanasia. E la
politica non sente il fiato sul collo».
Che debolezze ha la legge?
«Non
entro nel merito, ma diciamo che la negazione dell’adozione del figlio
naturale è ormai superata pure dalla giurisprudenza. Nonostante tutto
però, questo è un risultato: rimbocchiamoci le maniche e ripartiamo da
qui. C’è molto da fare, l’eutanasia, la cannabis, la legge sulla
cittadinanza e il diritto d’asilo. Non risiediamoci, si può fare».
Sa che le destre parlano già del referendum abrogativo?
«Auguri!
Non ricordano la lezione del referendum abrogativo sul divorzio e
sull’aborto? La società ha assimilato che quanto non ci piace non va
però negato agli altri. Nel 2005, nel caso della legge 40 sulla
procreazione assistita, i nemici del referendum fecero campagna per il
non voto: se ce la fossimo giocata sui sì e i no non ci sarebbe stata
partita».
La Chiesa ha usato toni severi.
«Ci mancherebbe altro, svolge il suo ruolo. Però questa Chiesa non ha nulla a che vedere con la veemenza intrusiva di Ruini».
E se la Lega invitasse i suoi sindaci all’obiezione di coscienza?
«Tutti
liberi basta che garantiscano il servizio e non come con l’aborto per
cui, in barba alla 194, ci sono regioni dove questo non avviene. Voglio
anche tranquillizzare il candidato sindaco Marchini, sebbene sul piano
istituzionale il fatto che annunci di non voler applicare la legge mi
pare inusuale per non dire altro. Comunque, grazie per dircelo prima, è
un’ottima informazione per gli elettori. Signor Marchini faccia come
crede, purché mandi un sostituto a celebrare le unioni civili. Anzi,
basta eleggere dei radicali in Consiglio, poi il servizio lo garantiamo
noi».
Domani sarà l’utero in affitto?
«Su questo ho la
posizione dell’associazione Luca Coscioni, sono per una legge rigorosa, è
meglio legalizzare che proibire. Io non lo farei ma non per questo lo
vieterei ad altri con la motivazione della protezione dallo
sfruttamento. Piuttosto garantiamo nuove protezioni sociali».