Corriere 12.5.16
«Passo avanti» con la fiducia per placare la sinistra Pd
di Massimo Franco
Il
risultato è stato raggiunto: le unioni civili sono legge. E con una
punta di trionfalismo, la sinistra celebra «il passo avanti»
dell’Italia. Ma la decisione di ricorrere alla fiducia numero 54 ha
inserito l’ennesimo elemento di tensione in una Camera dove pure il
governo aveva i numeri per approvarla comunque. Più ancora che il
merito, ampiamente scontato, è stato il metodo a confermare un esecutivo
deciso a zittire le opposizioni in Parlamento. Le minacce di ritorsione
sul referendum di ottobre da parte di alcune associazioni del Family
Day lasciano il tempo che trovano. I lividi di questa forzatura, però,
promettono di sedimentarsi comunque tra le forze di opposizione; e di
rafforzare la volontà di votare contro al referendum in quanti temono
che una vittoria darebbe troppo potere a Matteo Renzi. In realtà, se
Palazzo Chigi ha potuto arrivare al «sì» alle unioni civili senza andare
troppo per il sottile, è stato perché l’esito non era in discussione.
Dopo le convulsioni al Senato, la stessa Cei e il Vaticano erano
rassegnati a quell’esito: bastava che dalla riforma fossero escluse le
adozioni per le coppie omosessuali. Lo stesso Papa si era tenuto a
distanza. La conclusione politica della vicenda, però, acuisce le
diffidenze. Quando il segretario della Cei, monsignor Nunzio Galantino,
parla di «sconfitta» riferendosi alla fiducia, tocca un tema, quello
delle procedure parlamentari, che può essergli ritorto contro come
un’ingerenza. Il problema è che la «sconfitta» brucia anche alla Chiesa,
convinta fino a ieri di avere raggiunto una mediazione accettabile. Al
contrario, la fiducia finisce per esaltare la novità e la rottura; e
alimenta i mugugni nella Cei sui rapporti con governo e Pd. Per un
partito che si trova a un mese dalle elezioni amministrative con la
minoranza di sinistra contro, le unioni civili sono «un passo avanti»
che Renzi rivendica per ricompattare il Pd: tanto più mentre candidati
trasversali e appoggiati dal centrodestra, come Alfio Marchini a Roma,
preannunciano che non celebreranno unioni gay se vengono eletti sindaci.
Matteo Salvini, spiazzato da Marchini, chiede ai primi cittadini
leghisti di imitarlo: «Disubbidite. È una legge sbagliata, anticamera
delle adozioni gay». E ci sono blog cattolici che riservano commenti
grevi al ministro delle Riforme, Maria Elena Boschi. D’altronde, la
crisi del berlusconismo apre la caccia ai suoi elettori. Non è passato
inosservato il comportamento alla Camera del M5S: «no» alla fiducia del
governo, e astensione sulle unioni civili. È il manifesto di un
movimento che pesca voti dovunque; che manda al Vaticano segnali
intermittenti; e che a Palazzo Madama fece saltare l’accordo sulla legge
della senatrice pd, Monica Cirinnà, incluse le adozioni. Ieri la
Cirinnà era alla Camera, a godersi un «sì» gravido di sviluppi.