La Stampa 12.5.16
Renzi sfrutterà questa legge per recuperare i delusi dal Pd
di Marcello Sorgi
Alla
fine di un percorso politico e parlamentare assai tormentato, che ha
visto la convergenza e poi la rottura tra Pd e Movimento 5 Stelle, la
legge sulle unioni civili è passata alla Camera, con la fiducia che
Renzi aveva annunciato fin da domenica scorsa a «Che tempo che fa», e
tra le proteste delle opposizioni. L’indisponibilità del governo a
riaprire la discussione che già al Senato aveva determinato molti colpi
di scena - tra cui la rinuncia alla stepchild adoption, l’adozione del
figlio del partner all’interno delle coppie omosessuali con le possibili
implicazioni in materia di utero in affitto - era in qualche modo
scontata. L’eventuale passaggio anche di un piccolo emendamento, magari
con un’occasionale maggioranza trasversale, avrebbe reso necessario un
altro passaggio del testo a Palazzo Madama, con un imprevedibile
allungamento dei tempi.
Ora è fatale che la nuova legge sia messa
alla prova della campagna elettorale per la conquista dei Comuni ormai
entrata nel vivo, e soprattutto nella Capitale, dove l’elettorato
cattolico più tradizionalista può avere un ruolo decisivo in una
consultazione che ha visto finora, almeno nei sondaggi, in testa alle
intenzioni di voto la candidata 5 stelle Virginia Raggi e alle sue
spalle, con percentuali quasi equivalenti, i due candidati di
centrodestra Alfio Marchini e Giorgia Meloni, e il candidato del Pd
Roberto Giachetti.
E così come Marchini ha giocato d’anticipo,
annunciando che, se eletto sindaco, diversamente da quanto aveva fatto
il suo predecessore Ignazio Marino, si rifiuterà, almeno personalmente,
di celebrare le unioni civili in Campidoglio, anche Giachetti avrà una
chance in più con l’elettorato laico e della sinistra più radicale. A
maggior ragione adesso che, per un vizio formale che dev’essere
riesaminato nel secondo grado del giudizio, le liste del candidato
sindaco di quell’area, Stefano Fassina, sono state escluse. La scelta di
fare delle unioni civili un punto qualificante del programma del
governo, d’altra parte, era stata pensata da Renzi anche in chiave di
possibile riconquista di questa parte dell’elettorato deluso da altre
scelte, come ad esempio la riforma del jobs act, contrario a suo tempo
al Patto del Nazareno con Berlusconi e, dopo la rottura con l’ex
Cavaliere, alla pratica parlamentare di avvicinamento strategico,
specialmente in Senato, ai gruppetti di fuorusciti da Forza Italia,
ultimo Verdini. Forse è stato anche questo, il dubbio che alla fine
Renzi potesse trarre il maggior profitto politico dalle unioni civili, a
determinare la frenata del Movimento 5 Stelle, che ha portato
all’amputazione dal testo della stepchild adoption.