La Stampa 12.5.16
L’Italia svolta, sì alle unioni civili
Renzi: scritta una pagina storica. Salvini: non rispettare la legge. Meloni: io le celebrerò
Più diritti non offendono nessuno
di Ugo Magri
L’11
maggio 2016 è una di quelle date che tutti ricorderemo. Perché l’ultimo
sì della Camera alle unioni civili segna uno spartiacque tra il prima e
il dopo, tra quando non si poteva nemmeno concepire una «formazione
sociale» di sesso identico e adesso che invece si può. Per una volta la
politica, il tanto bistrattato Parlamento bersagliato dai populismi, ha
saputo cimentarsi in quest’impresa che rivoluziona la società e aggiorna
il costume nazionale. Ma soprattutto, cambia la vita di tanti.
Delle
coppie che tra poche settimane, a partire dai primi di luglio, non
appena il governo avrà emanato il suo decreto transitorio, potranno
fissare un appuntamento in municipio con l’ufficiale dello stato civile e
promettersi sostegno a vicenda. Nella buona e nella cattiva sorte. In
quanto di questo fondamentalmente si tratta, di una legge che aggiunge
dignità e sicurezza, conferisce garanzie e diritti a chi non ne aveva,
senza però toglierne ad altri. Che dunque realizza il sogno di qualunque
democrazia liberale, dove si vuole accrescere la felicità collettiva
sommando le libertà individuali e abbattendo i divieti. Da ieri, sia
detto senza che suoni retorico, siamo tutti quanti un po’ più liberi.
È
la ragione per cui nessuno dovrebbe sentirsi offeso né ferito. La
Cirinnà è una legge che dalle ore 19,40 di ieri appartiene all’Italia
intera, compresi quanti fino a un attimo prima non erano stati
d’accordo. Tutti hanno titolo per dichiararsi vincitori, non solo Renzi
che senza dubbio ha il merito di averci creduto con forza e ora può
aggiungere al proprio carnet una conquista civile di quelle maiuscole,
paragonabile al divorzio e alla legge 194 sull’aborto. Insieme con Renzi
hanno vinto pure quanti ritengono, a torto o a ragione, che il Paese
non sia ancora pronto per le adozioni gay e sono riusciti a farne
terreno di un approfondimento a parte, destinato a proseguire.
Hanno
vinto i militanti Lgbt che, mentre ieri in Aula si votava,
distribuivano coccarde arcobaleno davanti a Montecitorio e certo
avrebbero desiderato un riconoscimento più pieno, una legittimazione
meno avara sul piano delle parole, visto che di matrimonio non si parla
mai. Però la sostanza è quella. E in fondo non escono sconfitti neppure i
sostenitori del Family Day che, con le loro mobilitazioni, si
confermano una presenza ancora in grado di premere sul legislatore. Ha
fatto sentire la propria voce la Chiesa, attraverso un innovativo Sinodo
sulla famiglia che, per chi crede, è arrivato provvidenziale nel vivo
del confronto e, per chi non crede, resta comunque frutto della
lungimiranza di Papa Francesco. Ma pure i laici per una volta hanno
onorato la propria tradizione e hanno magnifiche ragioni per sentirsene
orgogliosi.
Nell’insieme questa legge, attraverso le tensioni da
cui è nata, i compromessi di cui i protagonisti sono stati capaci, ha
fatto vivere una pagina nobile alla nostra coscienza civile. È stata una
bella lotta di idee, e tante altre così ce ne vorrebbero.