La Stampa 11.5.16
Due nuovi fronti aperti per il governo: il Vaticano e l’Europa
di Marcello Sorgi
Due nuovi fronti si sono aperti ieri all’improvviso sulla strada del governo: il Vaticano e l’Europa.
Alla
vigilia del voto di fiducia e dell’approvazione finale della legge
sulle unioni civili alla Camera, il segretario della Conferenza
episcopale italiana monsignor Galantino, le cui esternazioni quasi
sempre coincidono con il pensiero del Papa, ha detto che la scelta della
fiducia rappresenta «una sconfitta», quasi a dire una rinuncia a
un’ulteriore fase di confronto che la Chiesa avrebbe voluto più lunga
(qualcuno dice: lunga all’infinito, pur di evitare la legge).
Politicamente,
visto anche il ruolo istituzionale che Galantino ricopre nella
gerarchia, si tratta di un’ingerenza negli affari italiani, non diversa,
purtroppo, da quella che lo stesso Francesco volle fare quando la legge
era ancora in discussione al Senato, e prima che Renzi decidesse di
rinunciare alla parte più contestata del testo, la stepchild adoption,
l’adozione del figlio del partner nelle coppie omosessuali, con le
implicazioni che poteva portare in materia di utero in affitto. Ma per
le parole adoperate e per il momento scelto per esternarle, l’uscita di
Galantino può anche essere interpretata come una sorta di atto dovuto.
Un
estremo tributo all’ala più tradizionalista della Chiesa, la quale mai e
poi mai avrebbe accettato il silenzio di fronte alla nuova legge
italiana che, pur differenziandole dal matrimonio, introduce il
riconoscimento per le coppie di fatto. Insomma una presa d’atto critica
che ribadisce il dissenso, ma in nessun modo punta a impedire
l’approvazione del testo, anzi perfino ne prende atto.
Il secondo
fronte riguarda il negoziato con la Commissione europea: anche in questo
caso, non di effettiva novità si tratta, dal momento che la trattativa
con i severi censori di Bruxelles sulla legge di stabilità e sul grado
di flessibilità rispetto ai canoni del rigore imposto dal trattato di
Maastricht va avanti da mesi, con aperture e chiusure che si susseguono
spesso senza una logica comprensibile. Il nuovo rinvio di una settimana
non dovrebbe mettere in discussione il via libera definitivo sui conti
italiani, semmai imporre un lavoro straordinario al ministro
dell’Economia Padoan che ha condotto fin qui un complicato tira e molla,
puntando a convincere la Commissione che un rinvio degli obiettivi più
impossibili da raggiungere non vuol dire che l’Italia non accetti la
disciplina che le è imposta.
Al di là della sorpresa per due
imprevisti che non erano stati messi in conto, le conseguenze non
dovrebbero dunque essere irreparabili. Inevitabile però sarà un
ulteriore appesantimento di una campagna elettorale che, a mano a mano
che la data del voto s’avvicina, diventa ogni giorno più tormentata.
Come ha capito il furbo Marchini, candidato civico e berlusconiano a
Roma, che dopo un incontro con il Papa destinato a restare riservato,
non ha atteso Galantino per dire che, se diventasse sindaco, si
rifiuterebbe, malgrado la legge, di celebrare unioni civili. Cosa non si
fa per cercare fino all’ultimo di accaparrarsi voti cattolici.