La Stampa 11.5.16
Marchini incontra Papa Francesco e promette: con me niente nozze gay
Il candidato a Roma “firma” un patto con le gerarchie vaticane e lancia un segnale: da sindaco farà obiezione di coscienza
di Amedeo La Mattina
Le
unioni civili sono entrate prepotentemente nella campagna elettorale
delle amministrative, in particolare in quella di Roma. A creare grande
stupore è stato Alfio Marchini dichiarando che sarà, se eletto, un
sindaco obiettore di coscienza. «Non ho nulla contro il riconoscimento
dei diritti civili, ma non è compito del sindaco fare queste cose per
cui non celebrerò unioni gay se dovessi vincere le elezioni». Certo, ha
aggiunto, «le leggi vanno rispettate, ma credo di esser libero di dire
che non celebrerò matrimoni». Figurarsi se non è libero, ma ecco la
metamorfosi di «Arfio» che l’altro giorno aveva attirato l’attenzione
dei media con un’altra frase che colpisce un certo elettorato di destra:
suo figlio non sarebbe uscito dal coma se si fosse fatto le canne.
Niente
male per un candidato che veniva accusato da Giorgia Meloni di essere
troppo di sinistra (e per questo si è spezzato il centrodestra).
L’alfiere delle liste civiche con il «core de’ Roma» nel simbolo e lo
slogan «liberi dai partiti», ora vira a destra. E non solo perchè alla
fine ha trovato sulla sua strada un alleato inaspettato, Silvio
Berlusconi che ha ritirato Guido Bertolaso, schizzando in alto nei
sondaggi. No, «Arfio», nonno partigiano che regalò a Togliatti il
Bottegone, amico di Massimo D’Alema, ha capito che nella capitale può
sfondare tra i cattolici. Soprattutto avere una mano dai cattolici che
ancora contano a Roma. E l’ha capito tre giorni fa quando è stato
ricevuto in forma privata da Papa Francesco.
Marchini era
accompagnato dal senatore Gaetano Quagliariello che in Vaticano ha molti
agganci essendo stato in prima fila a tutti i Family Day e nelle
battaglie contro l’utero in affitto, il caso Englaro e le unioni civili.
L’incontro con il Santo Padre ha funzionato come l’illuminazione sulla
via di Damasco. Non è che il Pontefice gli abbia promesso qualcosa in
termini di sostegno alla campagna elettorale. Nulla di tutto questo. Di
questo non si parla con Francesco. Tuttavia essere ammesso a visita
privata non è poca cosa, non è da tutti. È un segnale ben preciso, una
sorta di viatico. Come se le alte e altissime sfere Oltretevere gli
avessero detto «vai, figliolo, siamo con te».
Marchini ha lavorato
tosto a quell’incontro di tre giorni fa; per accreditarlo nella sacre
stanze sono stati in molti. Quagliariello, certo, e Gianni Letta. Ma
anche Guido Bertolaso, che entrature nei palazzi vaticani ne ha
tantissime, dai tempi in cui gestiva con Francesco Rutelli il Giubileo.
Ne
era al corrente certamente monsignor Nunzio Galantino, segretario
generale della Conferenza episcopale italiana che, guarda caso, proprio
ieri alla vigilia del voto sulle unioni civili ha detto: «Il voto di
fiducia può rappresentare anche una sconfitta per tutti».
Allora
Marchini si è «convertito» e la forza dei cattolici a Roma sarà messa a
sua disposizione. E il primo obolo da pagare è stato dichiarare che sarà
un sindaco obiettore di coscienza. «Arfio» ora crede di poter salire la
scalinata michelangiolesca del Campidoglio; o quantomeno di andare al
ballottaggio. Anche perchè i suoi concorrenti non sono visti bene
Oltretevere. Roberto Giachetti, con il suo passato e presente di
radicale, è considerato un mangiapreti. Virginia Raggi neanche a
parlarne. Pochi giorni fa la grillina ha detto che vuole ricavare 400
milioni facendo pagare l’Imu alle strutture del Vaticano usate per
esercizi commerciali. Giorgia Meloni? Per amor di Dio: è alleata con
Matteo Salvini che ne dice di tutti i colori al Papa e poi anche lei,
come i leghisti, vuole cacciare i migranti. Stefano Fassina? Troppo di
sinistra. Marione Adinolfi? Troppo integralista. Allora «Arfio» in
paradiso.