La Stampa 10.5.15
Brasile, prima vittoria per Dilma
Sospeso (per ora) l’impeachment
Il presidente della Camera annulla a sorpresa la votazione
Rousseff esulta. Ma la Corte suprema può rovesciare tutto
di Emiliano Guanella
C’è
incertezza fino all’ultimo in Brasile sulla richiesta di impeachment
alla presidente Dilma Rousseff, bloccata ieri pomeriggio per decisione
del presidente ad interim della Camera dei deputati Waldir Maranhao, che
ha annullato la votazione favorevole del 17 aprile scorso congelando
così per qualche ora l’iter alla vigilia della votazione finale in
Senato. Corsi e ricorsi infiniti, i tre poteri, giudiziario, esecutivo e
legislativo, che si accusano a vicenda, con duecento milioni di
brasiliani che assistono increduli ad una lunga ed estenuante telenovela
fatta di colpi di scena, complotti e tradimenti continui.
Ieri i
quindici minuti di fama sono stati tutti di Maranhao, medico
veterinario, homo politicus eclettico e trasversale, alleato del
presidente deposto della Camera Eduardo Cunha, ma che ha votato,
contraddicendo l’indicazione del suo partito, contro la messa in stato
d’accusa della Rousseff. Maranhao, che in teoria avrebbe dovuto
semplicemente traghettare la Camera in attesa che i partiti decidessero
una nuova guida, ha deciso di accogliere una richiesta di sospensione
della votazione depositata dall’Avvocatura generale dello Stato, ma che
era stata ignorata da Cunha, nemico giurato del governo e grande
architetto dell’impeachment.
Cunha, coinvolto in numerosi scandali
di corruzione, è stato deposto dalla Corte Suprema la settimana scorsa;
per alcuni analisti sarebbe stato proprio lui a suggerire
l’annullamento del voto a Maranhao come vendetta per il fatto di essere
stato scaricato dalla nuova coalizione che formerà il governo ribaltone
del vicepresidente Michel Temer, pronto ad insediarsi non appena il
Senato sottometterà la Rousseff al processo di impeachment. Come Nerone,
sarebbe ora disposto a bruciare Roma per suo interesse. Annullare il
voto della Camera, del resto, sarebbe l’ultima disperata carta in mano
alla Rousseff, vicinissima al suo addio al palazzo presidenziale di
Planalto. Ieri Dilma è stata informata della decisione di Maranhao
durante un incontro con un gruppo di studenti universitari. «Manteniamo
la calma – ha detto visibilmente emozionata - vediamo i prossimi
sviluppi, la lotta contro il golpe continua». Tutto lascia indicare,
comunque, che la manovra non avrà successo. Il presidente del Senato
Renan Calheiros, altro personaggio ambiguo in tutta questa vicenda, un
giorno vicino al governo, un giorno con l’opposizione, ha fatto sapere
che l’iter ormai è avviato e che tocca alla Camera alta decidere. Ieri
in serata si attendeva una decisione del Supremo Tribunale Federale,
chiamato per l’ennesima volta a dirimere questioni relative al
procedimento dell’impeachment.
Mentre nell’arena i leoni si
sbranano, il vicepresidente Michel Temer si mantiene defilato, occupato a
riempire gli ultimi tasselli del suo governo. I dicasteri più
importanti sono già assegnati, è bagarre sui minori, con una ventina di
partiti che reclamano la loro parte. Temer avrà a disposizione anche
10.000 posti nella gigantesca macchina amministrativa federale di
Brasilia, incarichi controllati oggi dal Partito dei Lavoratori (Pt) di
Lula e Dilma.
Dovrà faticare non poco per calmare gli appetiti
voraci di una classe politica sempre più screditata agli occhi
dell’opinione pubblica, ma disposta a tutta pur di mantenere il potere.