La Stampa 10.5.15
Il leader polacco
“I profughi? Mai a Varsavia”
di Monica Perosino
Mancano
 ancora due mesi al summit Nato dell’otto e nove luglio, ma a Varsavia 
il conto alla rovescia è già iniziato. Di fronte al ministero della 
Difesa un enorme pannello a led rossi scandisce i giorni, i minuti, i 
secondi che dividono la capitale polacca dal vertice che metterà il 
blocco dell’Est - e le sue richieste di «aiuto» - al centro dei 
negoziati e degli incontri dell’Alleanza. E quanto più il governo di 
Beata Szydlo preme per stringere i legami militari e difendere i confini
 della Polonia dalla minaccia di Putin, tanto più si allontana 
dall’Europa.
Nessuno si è sorpreso granché quando Szydlo, 
«fervente ammiratrice di Orban» ed esponente del Pis, il partito di 
ultradestra guidato dal Richelieu di Varsavia, il potentissimo Jaroslaw 
Kaczynski, ha rafforzato - lo scorso gennaio - l’alleanza anti-Ue con 
l’Ungheria e rinsaldato il fronte comune costruito con il 
socialdemocratico Robert Fico, premier slovacco, un prodotto della 
transizione post-comunista chiamato, senza simpatia, l’Orban 
socialdemocratico. Da mesi il blocco del centro-Est Europa è sempre più 
compatto sull’asse anti-migranti, anti-Berlino, anti-Ue. Un fronte 
bipartisan che conta anche la Slovenia, la Repubblica Ceca e la Croazia.
La
 spallata definitiva l’ha data Kaczynski che, se ce ne fosse ancora 
bisogno, ieri ha scoperto le carte: «Dopo i recenti attacchi 
terroristici la Polonia non accetterà i rifugiati perché non esiste un 
meccanismo che assicurerebbe la sicurezza». Kaczynski, ossessionato 
dall’indebolimento della sovranità degli Stati, ha aggiunto che la multa
 di 250 mila euro per ogni rifugiato previsto dalle quote Ue sarebbe una
 «sanzione» ingiusta contro i Paesi più deboli. «La Polonia si opporrà a
 qualsiasi legge che imponga ai Paesi membri della Ue di pagare multe. 
Da sempre riteniamo che il problema dei migranti debba essere risolto 
assistendoli fuori dall’Europa».
Considerare la posizione di 
Kaczynski come la «strategia polacca» sarebbe limitativo: il no 
all’Europa sui migranti sarebbe nient’altro che la testa di ponte del no
 più allargato di tutto l’Est Europa, il primo passo di quella «tattica 
comune» delineata lo scorso 8 gennaio sui Carpazi in un incontro segreto
 fra i due «nemici giurati» dell’Unione, Kaczynski e il premier 
ungherese Orban. Un pranzo di sei ore a base di trota, zuppa e strategie
 anti-Ue, imbastite dopo la «seccante inferenza» negli affari interni di
 Varsavia.
 
