martedì 10 maggio 2016

La Stampa 10.5.15
Il leader polacco
“I profughi? Mai a Varsavia”
di Monica Perosino

Mancano ancora due mesi al summit Nato dell’otto e nove luglio, ma a Varsavia il conto alla rovescia è già iniziato. Di fronte al ministero della Difesa un enorme pannello a led rossi scandisce i giorni, i minuti, i secondi che dividono la capitale polacca dal vertice che metterà il blocco dell’Est - e le sue richieste di «aiuto» - al centro dei negoziati e degli incontri dell’Alleanza. E quanto più il governo di Beata Szydlo preme per stringere i legami militari e difendere i confini della Polonia dalla minaccia di Putin, tanto più si allontana dall’Europa.
Nessuno si è sorpreso granché quando Szydlo, «fervente ammiratrice di Orban» ed esponente del Pis, il partito di ultradestra guidato dal Richelieu di Varsavia, il potentissimo Jaroslaw Kaczynski, ha rafforzato - lo scorso gennaio - l’alleanza anti-Ue con l’Ungheria e rinsaldato il fronte comune costruito con il socialdemocratico Robert Fico, premier slovacco, un prodotto della transizione post-comunista chiamato, senza simpatia, l’Orban socialdemocratico. Da mesi il blocco del centro-Est Europa è sempre più compatto sull’asse anti-migranti, anti-Berlino, anti-Ue. Un fronte bipartisan che conta anche la Slovenia, la Repubblica Ceca e la Croazia.
La spallata definitiva l’ha data Kaczynski che, se ce ne fosse ancora bisogno, ieri ha scoperto le carte: «Dopo i recenti attacchi terroristici la Polonia non accetterà i rifugiati perché non esiste un meccanismo che assicurerebbe la sicurezza». Kaczynski, ossessionato dall’indebolimento della sovranità degli Stati, ha aggiunto che la multa di 250 mila euro per ogni rifugiato previsto dalle quote Ue sarebbe una «sanzione» ingiusta contro i Paesi più deboli. «La Polonia si opporrà a qualsiasi legge che imponga ai Paesi membri della Ue di pagare multe. Da sempre riteniamo che il problema dei migranti debba essere risolto assistendoli fuori dall’Europa».
Considerare la posizione di Kaczynski come la «strategia polacca» sarebbe limitativo: il no all’Europa sui migranti sarebbe nient’altro che la testa di ponte del no più allargato di tutto l’Est Europa, il primo passo di quella «tattica comune» delineata lo scorso 8 gennaio sui Carpazi in un incontro segreto fra i due «nemici giurati» dell’Unione, Kaczynski e il premier ungherese Orban. Un pranzo di sei ore a base di trota, zuppa e strategie anti-Ue, imbastite dopo la «seccante inferenza» negli affari interni di Varsavia.