martedì 10 maggio 2016

La Stampa 10.5.15
Unioni civili, politici gay e attivisti si dividono tra festa e delusione
La nuova legge all’esame definitivo della Camera. Forse giovedì il voto Per qualcuno è un passo importante, per altri un’occasione mancata
di Flavia Amabile

Ormai ci siamo, questa settimana gli italiani avranno una legge sulle unioni civili. Nulla sarà più come prima ma la comunità lgbt ancora non ha le idee chiare, sembra quasi disorientata di fronte a quello che sta per accadere.
Si dovrebbe festeggiare, dicono quelli che all’interno del Pd hanno voluto con forza questa legge, e qualcuno sta anche provando ad organizzare qualcosa. Ma chi nel mondo omosessuale ha vissuto come uno schiaffo e come l’ennesima discriminazione il testo che sta per essere approvato in via definitiva alla Camera, si terrà ben lontano da ogni raduno, pubblico o privato che sia.
«La verità? È un momento talmente grande e che abbiamo aspettato così a lungo, che ora che è arrivato ci trova impreparati», ammette Ivan Scalfarotto, Pd, sottosegretario alle Riforme, da fine marzo viceministro allo Sviluppo economico, uno che si è battuto per le Unioni civili dal primo momento in cui ha messo piede in Parlamento. «Forse perché, nonostante il lavoro e le speranze, in parte dei nostri cuori ci si era abituati all’idea che non sarebbe arrivato mai. È stato un modo per resistere alle continue delusioni e continuare a vivere, nonostante tutto».
Eppure il momento è arrivato e Anna Paola Concia non intende perderlo. Lei appartiene agli entusiasti, a quelli che vorrebbero portare tutti in piazza in nome delle unioni civili. «Non capisco come si possa non festeggiare, per me inizia una delle settimane più belle della mia vita. La nuova legge cambierà la vita di tante donne e uomini. Ho parlato con il partito, mi farebbe piacere vedere le piazze riempirsi per sottolineare questo momento storico».
Anna Paola Concia, tessera del Pd e prima ancora di tutte le varie sigle fino a risalire al Pci, dal 2008 al 2013 è stata l’unica omosessuale dichiarata in Parlamento. Non è stata rieletta, è andata a vivere in Germania con sua moglie ma da qualche settimana è di nuovo in Italia, si presenta alle comunali con Giachetti. «Da due anni vivo in un Paese che, con l’unica eccezione della stepchild adoption, dà gli stessi diritti e anche le stesse responsabilità contenute nel testo che sta per essere approvato. So quanto è rivoluzionario quello che sta per accadere».
Dal cognome comune alla reversibilità della pensione, i congedi parentali, le graduatorie all’asilo nido se si hanno dei figli, ai diritti di successione, i cambiamenti in arrivo sono molti. Li sottolinea Cristiana Alicata, che da anni è una delle colonne della comunità Lgbt che fa capo al Pd oltre ad essere manager Fca e consigliere di amministrazione dell’Anas: «Con questa legge avremo un istituto equivalente al matrimonio e avremo finalmente abbattuto il muro del nulla e del silenzio. Mi piacerebbe una comunità matura che festeggi in piazza e che sappia dire che è un grande passo anche se non basta. Un minuto dopo aver festeggiato tornerò a lottare, adesso il Pd deve mettere in programma il matrimonio egualitario».
Non basta e c’è una parte della comunità Lgbt che lo va dicendo da tempo e che non festeggerà proprio nulla. Andrea Maccarrone, ex presidente del circolo Mario Mieli, è fra gli attivisti che si sono esposti di più nell’opporsi alla legge. Per tre settimane ha seguito i lavori in Senato con le provocazioni consentite dal regolamento parlamentare. Da ieri sta facendo altrettanto alla Camera. «Capisco l’importanza da un punto di vista simbolico e anche pratico, ma forse non si è capito che nell’immediato non cambierà nulla. Si tratta di una legge delega, dovranno essere approvati i regolamenti per renderla operativa, e dovrà farlo il ministro Alfano che potrebbe avere tutto l’interesse politico a rallentare i tempi o a complicare le procedure».
Nessuna voglia di festeggiare anche tra le Famiglie Arcobaleno. La presidente Marilena Grassadonia ha una compagna sposata in Spagna e tre figli che per l'Italia non hanno famiglia ma due madri single: «I bambini che avrebbero dovuto essere i primi a essere tutelati, sono stati cancellati. L’Italia ha perso un’occasione e noi continueremo la nostra battaglia per riconoscere i nostri figli alla nascita».