Il Sole Domenica 8.5.16
Itinerario Don Chisciotte
Sulle orme dell’eroe di Cervantes e del suo scudiero in giro per la Mancia per raddrizzare i torti e liberare gli oppressi
di Claudio Visentin
Madrid,
Plaza de España: sono nel centro della città al termine della Gran Via,
che da qui prosegue con il nome di Calle de la Princesa. Nonostante il
traffico e la folla, che scorre compatta a poca distanza, la piazza è
stranamente tranquilla e appartata.
È un luminoso pomeriggio di
primavera e siedo sotto la coda del cavallo dell’imponente monumento
dedicato a don Chisciotte e Sancio Panza. È la posizione riservata dai
bellicosi re di Prussia agli intellettuali nelle statue equestri; per
fortuna il cavallo è di bronzo…
Il monumento sorge al centro della
piazza, davanti a uno specchio d’acqua, ma i due protagonisti danno le
spalle all’animazione della Gran Via, perciò arrivando non li si nota
subito.
Io scrivo tranquillo sul mio taccuino ai piedi del
monumento in bronzo, che il tempo ha ricoperto di una patina verde
scuro, mentre Stefano ne fa il ritratto, un poco più in là; qualche
curioso si ferma a guardarlo. Don Chisciotte, in sella a Ronzinante, è
colto nel momento in cui alza all’improvviso il braccio destro, come per
far segno a Sancio di arrestarsi. Senza dubbio ha visto qualcosa –
giganti, eserciti? – e dopo tanto cavalcare è impaziente di affrontare
il nemico.
Sancio naturalmente non vede nulla e lo segue
tranquillo sul suo asino. Dulcinea è raffigurata nelle vesti di una
robusta contadina, quale era, ma anche come la dama elegante e raffinata
immaginata dall’innamorato cavaliere. La statua in pietra bianca di
Cervantes siede sul basamento con in mano la sua opera immortale e
sembra contemplare stupito questa bizzarra creazione del suo ingegno che
tanta fortuna ha avuto nel tempo; in pochi altri casi del resto il
personaggio ha oscurato a tal punto il creatore.
Nel tardo
pomeriggio l’animazione cresce e qualche spagnolo si aggiunge ai
turisti. I bambini giocano tra le zampe dell’asino del paziente Sancio;
forse don Chisciotte e Ronzinante mettono soggezione. Tutto va per il
meglio, smetto di scrivere, socchiudo gli occhi e mi godo il sole
tiepido quando sento i passi di Stefano mentre s’avvicina con fare
furtivo. Ha in mano un libro, ma non mi sembra l’edizione del Don
Chisciotte che guida il nostro andare.
«Hai visto quanto onore
fanno a don Chisciotte?» gli chiedo. «Non so quanti altri personaggi
letterari abbiano un monumento come questo».
«E ti pare fargli onore questo?» risponde con tono indignato. «Di’ piuttosto che qui lo hanno imprigionato e tradito».
Mi scuoto dal mio torpore. Imprigionato? Tradito? Da dove viene questa improvvisa agitazione?
«Guarda intorno a te» continua.
Alzando
gli occhi dal monumento vedo due grattacieli che si specchiano
nell’acqua della fontana. Secondo la guida sono la Torre di Madrid e il
Palazzo di Spagna. Furono costruiti negli anni Cinquanta e a quel tempo
erano gli edifici più alti di tutto il Paese; nella loro imponenza sono
stati a lungo un simbolo delle pretese di modernità del franchismo. In
effetti, osservandoli bene, hanno qualcosa di inquietante, di sinistro;
forse per questa ragione i madrileni non amano frequentare questo luogo.
«Credo di capire» rispondo. «Non sono molto nello spirito di don Chisciotte».
«Ovvio»
riprende Stefano. «Qui c’è solo la sua immagine e nulla più. Anzi lo
hanno messo qui proprio per tenerlo sotto sorveglianza, per essere certi
che non si metta di nuovo per le strade del mondo a raddrizzar e i
torti e a liberare gli oppressi».
Il discorso sta prendendo una piega inaspettata. Soprattutto Stefano sembra parlare a se stesso prima che a me.
«Per
questo io, con il tuo aiuto naturalmente, trasformerò questo insulso
viaggio letterario in una vera e propria crociata per la liberazione del
sepolcro di don Chisciotte!».