Il Sole Domenica 22.5.16
Raimondo Lullo (1233-1316)
Beato tra le «ruote»
A 700 anni dalla morte si ricorda il filosofo che con la sua «ars combinatoria» affascinò Bruno, Descartes e Leibniz
di Maria Bettetini
Lo
hanno definito«dottore illuminato», ma anche christianus arabicus, di
sé diceva di essere phantasticus, che allora significava pazzo, folle,
anche un po’ idiota. Era Ramon Llull, maiorchino contemporaneo di
Tommaso, di poco più anziano di Dante e Giotto. La sua vita, come si
intuisce dagli aggettivi che lo hanno definito, fu un’esplosione di
intuizioni, studi, viaggi, libri, contatti con i mondi più diversi, con
momenti altissimi, come la composizione della sua arte combinatoria, ed
altri che ci lasciano perplessi, come l’istigazione a un’altra crociata,
dopo il fallimento delle ultime. Richiamo inascoltato, per fortuna.
Dalla sua morte sono passati sette secoli esatti, molte sono le
iniziative di questo anno “lulliano” che si concluderà il 27 novembre.
Il
rischio è dunque quello di perdersi tra una vita ricca e brillante,
forse chiusa con un martirio che avrebbe motivato la sua beatificazione,
tra duecentottanta opere, tra i suoi studiosi che spesso sono veri e
propri fans: per evitarlo, prendiamo in considerazione solo due aspetti
del beato Raimondo Lullo. Il primo, l’intuizione che ancora oggi
fatichiamo a comprendere – della necessità di studiare le lingue e le
culture del mediterraneo per poter raggiungere pace e unità. Il secondo,
la sua ars, oltre pregiudizi e incomprensioni.
Un valido aiuto
viene dalla pubblicazione del primo di tre volumi di magistrale fattura,
in cui Pere Villalba i Varneda, lullista di fama, ha trascritto la vita
di Raimondo, inserendo documenti, immagini, e brani o sunti delle
opere, tutto in ordine cronologico, tutto in catalano (che non è così
astruso per chi si muove tra italiano, francese, latino e qualche
dialetto del nord Italia).
Una sorta di database di carta, ottima
carta, nato grazie all’appoggio di Elsa Peretti, che proprio a
Barcellona ha mosso i primi passi nel mondo della moda e del design,
prima di diventare disegnatrice per Tiffany, che le ha chiesto
l’esclusiva fino al 2033, quando la signora sarà quasi centenaria. Il
volume contiene anche un dvd italiano (con sottotitoli in molte altre
lingue), in cui i professori Tessari (Padova) e Rigobon (Venezia)
ricostruiscono le vicende della vita e delle opere di Lullo.
Raimondo
nacque nel 1232 a Maiorca, dove da pochi mesi si erano trasferiti dei
coloni catalani, in seguito alla vittoria di Giacomo I contro i
Saraceni. Il ragazzo frequentò la bella società, fu apprezzato e
premiato a corte, si sposò ed ebbe due figli: non perdette mai lo stato
di laicità, solo dopo i quarant’anni si fece terziario francescano (e
questo già è un elemento di grande modernità, se si pensa che è solo con
l’ultimo Concilio che i laici hanno iniziato ad aver sempre più voce
nelle questioni ecclesiastiche). A trent’anni, in età matura per quei
tempi, riceve un’illuminazione e ha delle visioni di Cristo in croce, ma
solo dopo diversi mesi e un colloquio con un santo domenicano si
risolve ad abbandonare i beni e la famiglia (quest’ultimo un elemento
non proprio moderno e positivo), per dedicarsi a una sola missione:
l’unificazione dei tre monoteismi. Tutti discendenti dall’unico padre
nella fede Abramo, a Ebrei e musulmani manca poco per arrivare alla
verità, pensa Lullo. Un cammino da percorrersi non con forzature o
prediche, ma seguendo la logica che non può portare se non al vero. La
buona logica, naturalmente: un’«arte»che Lullo studia in Aristotele (nei
testi tornati in Europa proprio attraverso gli arabi), in Cicerone, ma
non solo nel pensiero occidentale.
Il novello missionario infatti
ritiene fondamentale conoscere la lingua e la cultura di chi deve essere
accompagnato verso la vera religione, ed eccolo chiedere a un servo
saraceno di insegnargli l’arabo, studiare il provenzale, l’ebraico,
senza trascurare greco e latino e ancora altre lingue.
Le sue
opere sono in catalano, latino, arabo, spesso da lui tradotte da una
lingua all’altra. Temendo di essere travisato, ogni opera contiene
l’indice delle precedenti: anche così però non si poté evitare, alla sua
morte, la contemporanea comparsa di decine di libri a suo nome, quasi
tutti di alchimia, la passione che avrebbe attraversato i due secoli
successivi. Accadde così che Giordano Bruno nel 1598 pubblicò a
Strasburgo un’antologia del Lullo vero e di quello spurio, commentando
tutto dalla sua particolare visione panteista, la stessa che gli costò
il rogo in Campo de’ Fiori. Su Lullo, come fosse stato maestro di Bruno,
cadde il silenzio, rotto solo secoli dopo. In teoria. Nella pratica
l’ars lulliana rimaneva come punto di riferimento per tutti quelli che
cercavano il «linguaggio universale», una mathesis, una clavis che
consentisse la lettura dell’universo intero, spirito e materia, scienza e
mistica.
Pertanto le «ruote» in cui Lullo collocava le nove
dignitates divine e poi attraverso altre cinque o dodici ruote
concentriche garantiva di poter esprimere tutte le possibili
combinazioni dell’universo, ecco questa sorta di vecchio disco orario,
in cui noi si combinavano solo giorno, mese, ora, esercitò un fascino
enorme su Descartes, su Leibniz, su Newton, sui matematici del
Novecento, su Turing.
Tutti uomini tesi a scrivere il libro
migliore del mondo, in cui si leggono tutte le domande possibili e tutte
le risposte. E come Turing, coi suoi cilindri, per trovare la
combinazione cifrata dei messaggi militari tedeschi doveva provarne
tantissime, così dalle ruote di Lullo uscivano anche combinazioni false,
da escludere come i mucchi di lettere senza senso, ma necessarie per
trovare le combinazioni giuste. Descartes, che un po’ per prudenza un
po’ per vanità non citava mai nessuno, nel Discorso intorno al metodo
nomina Lullo, e in sintesi afferma: io non faccio come lui, che cerca
cose che non ci sono attraverso cose che non servono. Ed ecco come una
grande mente può farsi scappar dalle mani il metodo scientifico, che
procede, come sappiamo ormai, per tentativi ed errori, per esperimenti
“inutili” alla ricerca di qualcosa che non sa, ancora, se mai esista.
Ramon
Llull, Vida i Obres, volum I, anys 1232-1287/88, obres 1-37 , a cura di
Pere Villalba i Varneda, Institut d’Estudis Catalans – Elsa Peretti
Foundation, dvd Ramon Llull, Un home del nostre temps , cd con versione
digitale del volume, riproduzioni in cartoncino delle figure lulliane
con istruzioni per costruirle, pagg. 1.008, edizione limitata non a
scopo di lucro; chiusura dell’Anno Lulliano e Congresso internazionale
Ramon Lull, Barcellona 24-27 novembre 2016; www.quisestlullus.narpan.net