sabato 21 maggio 2016

Il Sole 21.5.16
Alta tensione tra Taiwan e Pechino
L’insediamento a Taipei di Tsai Ing-wen fa infuriare le autorità cinesi: «Impediremo qualsiasi tentativo di indipendenza»
Nel primo discorso la nuova presidente non cita il consensus del 1992 su «una sola Cina»
di Rita Fatiguso

Pechino. Tsai Ing-wen, la nuova presidente di Taiwan, omette, nel discorso di insediamento di ieri, ogni riferimento al consensus del 1992, l’intesa che sancisce il riconoscimento informale del fatto che la Cina è una sola, e tanto basta a scatenare il putiferio e a mandare le relazioni tra Taiwan e Mainland China sull’orlo del baratro.
L’ufficio dello State Council per gli affari di Taiwan sfodera il pugno di ferro e consegna all’agenzia Xinhua un comunicato che non lascia margini di interpretazione.
«La Cina rimane determinata come non mai e ha ancora più forte capacità di sostenere la sovranità nazionale e l’integrità territoriale della Cina», si legge nel comunicato. «L’indipendenza di Taiwan rimane la più grande minaccia alla pace nello Stretto di Taiwan e la crescita pacifica delle due sponde dello Stretto. Il fatto di perseguire l’indipendenza di Taiwan non può in alcun modo portare pace e stabilità nelle relazioni dello Stretto di Taiwan. Siamo risoluti nel prevenire eventuali movimenti separatisti e le monovre per perseguire l’indipendenza di Taiwan in qualsiasi forma».
E aggiunge: «Ci sono tre domande principali alle quali le autorità di Taiwan devono dare una risposta esplicita con azioni concrete. Tra queste la scelta di difendere il fondamento politico comune che incarna il principio di una sola Cina e di perseguire proposizioni separatiste di «indipendenza di Taiwan», come «l’esistenza di due Cine» o «un Paese su ogni lato dello Stretto»; la scelta tra rimanere sul percorso di crescita pacifica delle due sponde dello Stretto e ripetendo la prassi antica di provocare tensioni e instabilità; infine, la scelta tra migliorare il benessere delle persone sui lati dello Stretto o recidere i loro legami di sangue e minare i loro interessi fondamentali.
Quindi: «Mainland China continuerà ad aderire alla fondazione politica del consensus del 1992 continuando ad opporsi all’indipendenza di Taiwan con fermezza per sostenere il principio di una sola Cina e di lavorare con i compatrioti di Taiwan e di tutti i partiti politici dei gruppi che a Taiwan riconoscono entrambe le sponde dello Stretto di Taiwan che appartengono auna stessa Cina, per salvaguardare la pace e la stabilità nello stretto di Taiwan, mantenere e far avanzare la crescita pacifico delle due sponde dello Stretto e lottare nella prospettiva della riunificazione pacifica della Cina».
Parole pesantissime, che si abbattono su quelle di Tsai che premette di voler rispettare «le intese e lo scambio di informazioni» raggiunte tra le parti nel 1992, aggiungendo che Taiwan lavorerà «per mantenere meccanismi per il dialogo e la comunicazione attraverso le relazioni esistente tra le due sponde dello Stretto», ma l’assenza di ogni riferimento alla dichiarazione nota come consensus del 1992 che sancisce l’esistenza di una sola Cina, molto cara a Pechino, non c’è stata.
Eletta lo scorso 16 gennaio dopo aver sconfitto, alla testa del Partito Democratico Progressista (PDP) il partito nazionalista del Kuomintang con il 56,12 % delle preferenze contro il 31,04% del rivale Eric Chu, che ha incassato una sconfitta storica e anche la perdita della maggioranza in Parlamento a urne chiuse la nuova leader aveva chiesto a Pechino di rispettare il «sistema democratico, l’identità nazionale e l’integrità territoriale» di Taiwan perché «qualsiasi forma di violazione influirà sulla stabilità delle relazioni tre le due sponde dello stretto». Una delle priorità della nuova presidente sarà anche il rilancio della crescita economica, in forte perdita di velocità.
L’aria, comunque la si veda, è davvero cambiata.