venerdì 13 maggio 2016

Il Sole 13.5.16
La Francia si spacca sul lavoro
Non è passata la mozione di sfiducia presentata dall’opposizione, salvo per ora il governo Valls
La riforma delle 35 ore supera solo il primo di una lunga serie di ostacoli
di Marco Moussanet

Parigi Alle sette meno un quarto, il premier Manuel Valls si concede finalmente un sorriso: la mozione di sfiducia presentata dall’opposizione di destra ha raccolto 246 voti (43 in meno della maggioranza richiesta), il Governo è salvo, la legge di riforma del mercato del lavoro ha superato il primo ostacolo. Il dibattito sulla mozione si è svolto in un’aula dalla quale erano assenti numerosi parlamentari socialisti, ma in un clima molto teso, con i nervi a fior di pelle. Rivolto ai banchi dell’estrema sinistra (quelli dei comunisti e del Front de gauche di Jean-Luc Mélanchon, i cui deputati hanno votato con la destra), ma anche ai frondisti del Ps, Valls ha quasi urlato nel microfono: «Non vi lascerò distruggere la sinistra di Governo».
Mentre nelle piazze di mezza Francia, dove i sindacati radicali (Cgt, Force Ouvrière, Sud) avevano organizzato manifestazioni di protesta, andava in scena uno spettacolo ormai quasi rituale: quello di centinaia di teppisti con il volto coperto e i caschi che, armati di bastoni, mazze da baseball, pietre e bottiglie Molotov, hanno aggredito i poliziotti e i servizi d’ordine dei sindacati. I tafferugli più violenti sono stati a Parigi (in piazza Vauban, davanti al Duomo degli Invalidi), a Nantes e a Tolosa, con vetrine infrante, auto bruciate e una settantina di fermati. Anche se la mobilitazione è stata meno forte rispetto alle precedenti: circa 12mila persone in corteo nella capitale e poco più di 40mila nelle altre città.
Per Valls (e per il presidente François Hollande) la battaglia, parlamentare e sociale, non è però finita. Il provvedimento – che non sarebbe passato senza il ricorso all’articolo 49.3 della Costituzione, che consente l’adozione senza voto ed è già stato utilizzato un anno fa per la legge Macron sulle liberalizzazioni – andrà il 13 giugno al Senato e poi tornerà alla Camera per il via libera definitivo. In entrambi i casi il Governo porrà la fiducia. Ma i deputati frondisti hanno annunciato che cercheranno nuovamente di ottenere le 58 adesioni necessarie (il 10% dei deputati) per la presentazione di una mozione di sfiducia della sinistra. Un obiettivo mancato di poco (per due voti) in questa occasione e che se dovesse essere raggiunto metterebbe davvero a rischio la sopravvivenza del Governo.
E problemi ci sono appunto anche sul fronte sociale. I sindacati radicali hanno già annunciato due nuove giornate di mobilitazione per la prossima settimana (il 17 e 19), quando inizieranno pure gli scioperi degli autotrasportatori e dei ferrovieri. Il timore è che queste diverse proteste si saldino in un’unica ondata di contestazione nei confronti del presidente e del Governo. Creando nel Paese una situazione molto difficile da gestire. A un anno dall’appuntamento con le elezioni presidenziali, alle quali i socialisti si presenteranno con un partito profondamente diviso.