il manifesto 8.5.16
Salvatore Settis: «Solo foglie di fico per nascondere l’emergenza cultura»
Parla
lo storico dell’arte Salvatore Settis, tra i promotori della
manifestazione «Emergenza Cultura» contro la riforma Franceschini dei
Beni culturali, lo Sblocca Italia e la legge Madia: "Dal governo
interventi insufficienti e spot. Vorrei vivere in un paese dove funziona
l’ordinaria amministrazione e poi si aggiungono risorse. Non il
contrario"
Intervista di Roberto Ciccarelli
Allo
storico dell’arte Salvatore Settis, uno dei promotori della
manifestazione «Emergenza cultura» che ieri ha sfilato a Roma per
chiedere di rivedere la riforma Franceschini sui beni culturali, lo
Sblocca Italia e la riforma Madia, chiediamo perché ritiene fondamentale
l’applicazione dell’articolo 9 della Costituzione. «È un articolo che
viene ricordato anche da chi ci governa, senza però averne
consapevolezza – risponde – Di solito viene usato per lodare le bellezze
culturali o per dire che l’Italia è un museo a cielo aperto. Vuol dire
conservare il patrimonio e il paesaggio nella sua peculiarità: la
diffusione capillare su un territorio benedetto dalla storia che non ha
pari in Europa. Il taglio delle risorse finanziarie e umane ha aumentato
la crisi del settore e ha fatto crescere l’attenzione sul problema. Per
fortuna un numero crescente di persone si stanno attivando per chiedere
l’attuazione del diritto al patrimonio culturale».
Chiedete di
rivedere la riforma Franceschini. L’abbiamo conosciuta a partire dalle
nomine dei direttori dei musei italiani. Ad oggi qual è il bilancio?
Personalmente
non sono mai stato contrario all’idea di dare uno scossone
all’amministrazione, che ne ha bisogno. Aprire i concorsi anche agli
stranieri è un’idea giusta. Non si capisce perché un italiano possa
diventare direttore in Inghilterra e non viceversa. Il problema è che
Franceschini ha formato una sola commissione composta da cinque persone
che in poche settimane ha nominato venti direttori. Questo è fuori dagli
standard internazionali. Non basta dare uno scossone solo a livello
dirigenziale. Nemmeno un genio può fare qualcosa se mancano le risorse e
non si assume il personale.
Il governo ha promesso cinquecento assunzioni. Sono sufficienti?
È
una notizia molto positiva. Per il momento è un annuncio e il concorso
non è stato fatto. Quando questi funzionari entreranno in servizio ne
saranno andati in pensione altri mille. Stiamo mettendo pezze a una
situazione emergenziale. Non si sta facendo nulla per far funzionare
bene il paese.
Il governo stanzierà un miliardo per la cultura. È soddisfatto?
Ogni
volta che ci sono soldi nei beni culturali bisogna essere contenti.
Spero che siano soldi freschi e non una bufala come quella dei 2,5
miliardi per la ricerca denunciata Giorgio Parisi secondo il quale dal
fondo manca un miliardo. Franceschini ignora che il problema non è avere
fondi eccezionali una tantum, ma assicurare la normale amministrazione.
Oggi non ci sono i soldi per pagare la benzina all’archeologo che deve
fare un sopralluogo. È come per l’università: non ci sono i soldi per
assumere i docenti già abilitati, ma si trovano quelli per creare 500
«cattedre di eccellenza». Vorrei vivere in un paese dove funziona
l’ordinaria amministrazione e poi si aggiungono risorse. Non il
contrario.
Roma, in corteo contro l’emergenza cultura
La riforma Franceschini interviene sulle soprintendenze e le direzioni generali del Mibact. Quali sono i problemi a suo avviso?
Franceschini
ha fatto una scelta molto strana. Ha lasciato intatte le dieci
direzioni generali, ha accorpato tre direzioni generali che tutelano il
territorio, ha creato in tutta Italia soprintendenze miste. Non ci
saranno più quelle archeologiche che esistono da 100 anni. Un solo
soprintendenze dovrà dunque badare a tutti gli aspetti del territorio.
Tutto è stato fatto in maniera velocissima senza fare nuove assunzioni.
Non ci si è resi conto che in Sicilia le soprintendenze miste esistono
da tempo e non hanno funzionato. Sarebbe stato il caso di studiare il
perché, ma non lo hanno fatto. È una riforma fatta a tavolino, su
indicazione dei consiglieri giuridici del ministro. Suppongo che
conoscano bene il diritto, ma non hanno la minima idea di come funziona
un museo.
La legge Madia metterà le soprintendenze sotto l’autorità dei prefetti. Cosa c’è di sbagliato?
È
gia così di fatto. In questo modo la tutela territoriale che richiede
competenze professionali precise viene assoggettata al prefetto al quale
si attribuisce il potere di tacitare la voce dei soprintende, se questa
voce verrà espressa. È come far dirigere un ospedale da un prefetto che
dovrà decidere se si deve operare una persona o no. Per tutelare il
territorio c’è bisogno di un archeologo, non di un prefetto. Un
principio elementare disatteso dal governo.
Chiedete l’abolizione dello Sblocca italia. Cosa c’entra questa legge con il patrimonio culturale?
Quando
la Costituzione dice che la Repubblica tutela il paesaggio e il
patrimonio culturale dice che questi aspetti fanno parte dei diritti del
cittadino. Nello Sblocca Italia ci sono varie ragioni di
incostituzionalità riconosciute dalla Corte costituzionale. La legge dà
nuova linfa alle grandi opere e istituisce il meccanismo del
silenzio-assenso già condannato in passato. Era un’idea fissa dell’ex
ministro Lupi contro la quale il Pd si è battuto, ma che poi ha votato
quando ha condiviso con lui il governo.
Cosa pensa dei bandi del
Mibact che usano il volontariato e gli stagisti per mansioni che
dovrebbero essere svolte da professionisti?
Il volontariato è una
grande risorsa per creare la solidarietà sociale prevista dalla
Costituzione, ma viene usato per sostituire il personale che manca o
come alibi per le assunzioni che non si fanno. Queste sono mosse per far
lavorare la gente con i voucher o addirittura senza pagarla. Sono
provvedimenti che vengono imbellettati da soluzioni di avanguardia,
mentre sono foglie di fico che occultano i veri problemi.