il manifesto 26.5.16
Crollo dell’industria e zero contratto
Istat.
Marzo nero (-3,6%), precipita anche l’auto (-6,5%): una battuta
d’arresto così non si vedeva da tre anni. Male la domanda interna,
malissimo gli ordini dall’estero. Contesto movimentato per l'inizio
ufficiale dell'era Boccia: il nuovo presidente di Confindustria oggi
presenta la sua ricetta a Roma. Fim, Fiom e Uilm confermano gli scioperi
di maggio e giugno: il negoziato per ora è bloccato
di Antonio Sciotto
Crollo
pesante per l’industria italiana, il peggiore dall’estate 2013: l’Istat
registra un -3,6% per il fatturato in un anno (rispetto a marzo 2015) e
-1,6% in un mese (confrontando cioè con il dato di febbraio scorso).
Numeri così alti, in negativo, non si vedevano da un po’ e il campanello
d’allarme suona soprattutto per il settore auto e più in generale
(rispetto ai nuovi ordini) per l’export. Cifre pubblicate alla vigilia
della presentazione ufficiale del programma del nuovo presidente di
Confindustria, Vincenzo Boccia, prevista questa mattina all’Auditorium
di Roma. E all’indomani, sul fronte opposto, della proclamazione di un
pacchetto di scioperi da parte dei sindacati metalmeccanici.
Di
dimensioni notevoli anche la caduta degli ordinativi: -3,3% sull’anno
precedente, con un particolare allarme per la domanda estera (-5.8%), ma
senza che nel frattempo possa dirsi tranquilla quella interna (-1,5%).
Positivo, se non altro, seppure di pochissimo, il dato mese su mese,
cioè rispetto a febbraio (+0,1%).
In particolare difficoltà il
settore delle auto: segna un pesante -6,5%, dato mai così grave da due
anni e mezzo (dal dicembre 2013). Frenata che non lascia presagire
certamente “riprese” robuste nel breve e medio termine, visto che l’auto
è un comparto che in genere fa da traino a buona parte dell’industria
metalmeccanica, specie in Italia.
Una “consolazione” arriva, per
il fatturato, dal deciso incremento tendenziale registrato nella
fabbricazione di computer e prodotti di elettronica: +6,5%, in assoluto
il più rilevante. Tornano invece i numeri negativi – e in questo caso
anche da “record” – se guardiamo la fabbricazione di coke e prodotti
petroliferi raffinati: -22,4%. Ma è una cifra che se non altro farà
felici gli ambientalisti.
Modello Federmeccanica
Investimenti
su innovazione e ricerca: come sappiamo è un punto debole non solo del
nostro Paese (che non valorizza chi crea), ma anche delle nostre
imprese. Ma gli industriali si concentrano invece su un altro fattore:
la produttività dei lavoratori. Al punto tale da voler erogare
incrementi salariali ormai soltanto a fronte di una aumentata
redditività di impresa: è questo il piatto forte del rinnovo proposto
dalla Federmeccanica a Fim, Fiom e Uilm, e da cui per il momento
l’associazione non sembra volersi spostare di un millimetro.
Un
passaggio della relazione di Boccia verrà dedicato al nodo delle
relazioni industriali e dei difficili rinnovi con tanti tavoli ancora
aperti. Intanto ieri Cgil, Cisl e Uil e Confcommercio hanno fatto sapere
di aver avviato il confronto sul modello contrattuale.
Ma intanto
ieri il neo presidente ha voluto offrire un primo assaggio:
Confindustria, ha detto, è «equidistante dai partiti ma non dalla
politica», lontano da una logica «bi-partisan» rigorosamente invece «no
partisan». Lo ha fatto dopo l’assemblea dei delegati che ha confermato
la sua elezione: 914 voti a favore su 1046 voti validi, pari all’87% di
sì e 132 no, ma su cui pesano ben 305 schede bianche, presumibilmente di
Assolombarda, e le 16 ritirate ma non consegnate.
L’associazione
si conferma spaccata (Squinzi aveva raccolto il 94% dei consensi), come
già si era visto nel giorno in cui Boccia era stato nominato presidente
in pectore. «Non abbiamo votato contro per avere una spiegazione
costruttiva», spiega il leader di Assolombarda, Gianfelice Rocca.
Fim: «Pressione sui delegati»
La
Fim Cisl ha denunciato l’azione di “dissuasione” rispetto ai prossimi
scioperi: «In queste ore in tutto il Paese – ha spiegato il segretario
Marco Bentivogli – molte direzioni aziendali stanno convocando i
rappresentanti sindacali allo scopo di scongiurare, attraverso promesse
di anticipo o veri e propri pre-accordi sul salario, il blocco del
lavoro straordinario programmato per il 28 maggio e l’11 giugno. Le
stesse direzioni aziendali intimano ai delegati di non informare le
organizzazioni sindacali territoriali». «Questi comportamenti ci
ricordano i “premi antisciopero” degli anni ’50», conclude il leader
della Fim.