il manifesto 24.5.16
Fassina: «Con Pd e M5S nessuna convergenza»
Amministrative
Roma. Il candidato di Sinistra per Roma: distanze con tutti. Giachetti
annuncia la giunta, Sabella resta. Il candidato Pd arruola la dalemiana
Livia Turco e conferma tre nomi dell’era Marino (in caso di vittoria).
La polemica con i protagonisti della Resistenza rischia anche di essere
un autogol per i dem che al ballottaggio busseranno all’area gauchiste
di Daniela Preziosi
ROMA
«Renzi e il ministro Boschi hanno offeso un’associazione che ha fatto
la storia e la Costituzione», «la Costituzione dovrebbe unire mentre il
governo fa di tutto per dividere gli italiani e delegittimare la
revisione costituzionale». Stefano Fassina, candidato di Sinistra per
Roma al Campidoglio, marca le distanze con il governo e con il Pd, se
mai ve ne fosse bisogno.
Dopo la riammissione alla corsa, il
deputato di Sinistra italiana non perde occasione per spiegare che il
fossato con il suo ex partito è ormai incolmabile. Ieri alla
trasmissione La telefonata di Maurizio Belpietro (Canale 5) ha fatto
anche un passo oltre annunciando che «non ci sarà nessuna convergenza
con nessun candidato della Capitale, né Giachetti, né gli altri». E
questo perché «le distanze programmatiche sui temi sociali sono troppo
grandi. Nessuno dei candidati mette al centro del programma la
drammatica situazione sociale a Roma».
Sembra l’annuncio che da
parte della lista e del suo leader non verrà alcuna indicazione di voto
al secondo turno. E infatti le parole vengono subito tradotte come
l’annuncio di un no a Giachetti. Ma a una verifica del manifesto il
candidato smentisce l’interpretazione giornalistica. «Non ci sarà alcuna
convergenza perché non è possibile alcuna convergenza programmatica con
nessuno», spiega. Ma fa anche notare che il termine «convergenza» di
per sé non esclude indicazioni, a seconda della coppia di opposti che si
troverà ad affrontare il ballottaggio. Posto ovviamente che Fassina
punta, come tutti quelli in corsa, ad essere uno dei protagonisti del
secondo turno.
Questioni non banali nell’area della sinistra
romana segnata dal presagio di nuove divergenze dopo il 5 giugno. Certo è
che la polemica della ministra Boschi sull’Anpi, l’associazione dei
partigiani, non svelenisce l’aria delle comunali. E non è un buon
viatico per i candidati del Pd che al secondo turno faranno appelli al
voto guardando alla loro sinistra.
Intanto ieri Fassina ha battuto
sui suoi temi: la conferma dell’Acea pubblica (anzi di più: «Vogliamo
dare piena coerenza al referendum sull’acqua pubblica contraddetto dal
governo», ha detto); più in generale la conferma del ruolo del comune
nella proprietà delle municipalizzate; la richiesta di rinegoziare il
debito di Roma (ieri la ribadita in un ’flash mob’ davanti alla sede di
Cassa Depositi e Prestiti).
Dall’altra parte Roberto Giachetti
presenta la giunta che nominerebbe, nel caso. Sei donne e tre uomini,
con qualche ammiccamento gauchiste. A partire da alcune conferme
dell’era Marino: all’istruzione Marco Rossi Doria, il «maestro di
strada» già ingaggiato come sottosegretario dal governo Monti per
’coprirsi a sinistra’ e poi assessore nella Marino Ter; al bilancio
l’uscente Silvia Scozzese, ora commissaria del governo per il recupero
del debito di Roma. Resta in Campidoglio anche l’ex assessore alla
Trasparenza Alfonso Sabella, il pm che avrebbe dovuto fare la differenza
nella giunta del chirurgo scossa dalle vicende di Mafia Capitale. A
questo giro farebbe il capo di gabinetto del sindaco. Ma per la verità
il suo non è un nome un granché gradito a sinistra: nel G8 del 2001,
durante i pestaggi di Bolzaneto, era il coordinatore del controllo sulle
attività dell’amministrazione penitenziaria. Finì indagato, poi la sua
posizione fu archiviata. Nonostante questo il tribunale precisò che «il
comportamento del dottor Sabella non fu adeguato», «fu negligente
nell’adempiere al proprio obbligo di controllo, imprudente
nell’organizzare il servizio (…) imperito nel porre rimedio alle
difficoltà manifestatesi». Alla cultura dovrebbe andare invece Marino
Sinibaldi, stimato direttore di Radio Tre che a sua volta da Ignazio
Marino era stato lungamente ma inutilmente corteggiato; al welfare l’ex
ministra prodiana (ma dalemiana non pentita) Livia Turco.
Gli
altri assessori: alla ’rigenerazione urbana’, fascinoso nuovo nome del
cruciale assessorato dell’urbanistica, la giovane architetta Lorenza
Baroncelli attualmente assessora a Mantova; all’ambiente Annaclaudia
Servillo, dirigente ministeriale; ai trasporti Stefania Di Serio, ex
Atac e docente universitaria; al patrimonio Carla Ciavarella, dirigente
penitenziaria che dovrebbe prestare particolare attenzione al recupero
del patrimonio sequestrato alle mafie; alla sicurezza Francesco
Tagliente, ex questore di Roma e capo della sala operativa della
questura durante il Giubileo del 2000, quello in cui Giachetti era capo
di gabinetto del sindaco Rutelli.