il manifesto 21.5.16
Banchetti di governo
Parte oggi
l'inedita raccolta di firme tra i sostenitori del Sì che chiedono il
referendum sulla riforma costituzionale. Studiata a palazzo Chigi,
durerà poco
A. Fab.
Oggi, con il presidente del
Consiglio come testimonial, parte la raccolta di firme (ne servono
500mila) dei sostenitori del Sì al referendum costituzionale. La
raccolta promossa dai sostenitori del No è già partita da qualche
settimana, anche se la stampa ne ha parlato pochissimo. Si tratta in
entrambi i casi di iniziativa dal valore politico, non necessarie dal
punto di vista pratico. Il referendum costituzionale, infatti, si farà –
molto probabilmente a metà ottobre – perché lo hanno già chiesto
deputati e senatori dell’opposizione. Successivamente anche i
parlamentari della maggioranza renziana hanno fatto la loro richiesta,
logicamente meno lineare dal momento che il referendum sulla legge di
revisione costituzionale è un tentativo (l’ultimo) di fermare la riforma
da parte di chi la contesta. Ma se è già successo, nei due unici
precedenti di referendum costituzionale, che i parlamentari di
maggioranza abbiano chiesto anche loro una verifica popolare del Sì,
l’iniziativa renziana della raccolta delle firme per confermare la
riforma è inedita. Il presidente del Consiglio e segretario del Pd l’ha
immaginata per mobilitare il partito – anche o soprattutto i poco
convinti esponenti della minoranza bersaniana – ma anche per cominciare
da subito il braccio di ferro con i sostenitori del No.
La
scadenza che si è dato il Pd è eloquente. La campagna di raccolta
comincia domani, la legge sul referendum concede tre mesi quindi
potrebbe tranquillamente concludersi il 20 agosto. Invece Renzi ha
deciso di dimezzarsi i tempi, e ha annunciato che la consegna delle
firme in Cassazione sarà fatta l’8 luglio. Una prova di forza, richiesta
anche dalla necessità di non prolungare troppo i tempi del referendum:
per la fine di agosto Renzi immagina già di convocare il Consiglio dei
ministri che dovrà fissare la data della consultazione. E allo stesso
tempo una sfida diretta ai comitati del No, che invece proprio a luglio
prevedono di consegnare le loro firme: il 13 per il referendum
costituzionale e ancora prima (il 2 luglio) le firme per la richiesta di
due referendum abrogativi della legge elettorale. Chi avrà più firme?
Renzi
ha dalla sua il sostegno più o meno convinto del partito, quello che
pare assai convinto dell’informazione e soprattutto potrà contare sui
tour elettorali di ministri e sottosegretari. Se oggi il presidente del
Consiglio sarà a Bergamo, la ministra Boschi sarà a Reggio Emilia per
un’iniziativa istituzionale sul 70esimo anniversario del voto alle
donne. Con l’occasione ha annunciato una visita ai primi banchetti per
il Sì. L’Associazione nazionale partigiani, che compare tra gli
organizzatori della manifestazione istituzionale, contesterà invece –
con una lettera – le recenti parole della ministra che ha accomunato i
sostenitori del No (come l’Anpi, per decisione dell’ultimo congresso) ai
fascisti di Casa Pound. E proprio l’Anpi insieme all’Arci ha promosso a
partire da domani una settimana di mobilitazione straordinaria per la
raccolta delle firme (su riforma e Italicum) chiamando «i cittadini a
esprimere il proprio dissenso verso una legge elettorale che umilia la
loro rappresentanza in parlamento e verso una riforma della Costituzione
che stravolge il bilanciamento dei poteri riducendo gli spazi di
democrazia».