il manifesto 20.5.16
A quali cinesi piace Trump
Usa/Cina.
Un recente sondaggio on line condotto su 3.300 cinesi ha sancito che il
54% del campione apprezzerebbe più Donald Trump di Hillary Clinton.
Questo dato è diventato subito una notizia in Occidente: «ai cinesi
piace Trump» è stato scritto. Si tratta di un’affermazione che non è
falsa ma neanche completamente vera, come spesso accade quando si tratta
di Cina
di Simone Pieranni
In Cina Donald Trump
lo chiamano – ufficialmente – Tangnade Telangpu. Ma sul web viene
preferito il più colloquiale Chuanpu, benché i primi a utilizzare questo
nome siano stati i taiwanesi. Molti netizen cinesi – inoltre –
preferirebbero chiamarlo Chuangpo che significa «letto rotto». Questo
per dire che nei confronti di Trump in Cina si è sviluppato un interesse
cresciuto in parallelo al percorso elettorale del tycoon americano. Un
recente sondaggio on line condotto su 3.300 cinesi ha sancito che il 54%
del campione apprezzerebbe più Donald Trump di Hillary Clinton. Questo
dato è diventato subito una notizia in Occidente: «ai cinesi piace
Trump» è stato scritto. Si tratta di un’affermazione che non è falsa ma
neanche completamente vera, come spesso accade quando si tratta di Cina.
Sul
Global Times – il quotidiano ufficiale del Partito comunista che sul
suo sito in cinese, huanqiu.com, ha ospitato il sondaggio – un
professore dell’Istituto di studi americani dell’Accademia delle scienze
sociali di Pechino ha spiegato che «la maggior parte dei cinesi sa poco
delle opinioni politiche di Trump o delle elezioni statunitensi in
generale. Per loro Trump è una specie di intrattenitore».
Data
questa affermazione come punto di partenza, si potrebbe sostenere –
generalizzando un minimo – che in Cina, su Trump e sulle elezioni
americane, le posizioni sono specificamente tre. Partiamo da quella che
potremmo definire come la posizione dell’estabilishment politico ed
economico. C’è da credere che questa parte della società cinese sia
completamente contraria ad un’eventuale vittoria di Trump alle
presidenziali Usa.
Le ragioni sono di duplice natura: i funzionari
politici non hanno in grande considerazione tutto ciò che appare come
un salto nel vuoto. E quindi, benché Hillary si sia sempre espressa in
modo molto netto sulla Cina e sul Pacifico (non cambierà la strategia
del pivot to Asia, anzi), la leadership politica pechinese preferirebbe
lei a Trump, perché saprebbe di muoversi su un terreno conosciuto. Se
gli Usa non cambiano nel loro approccio, neanche la Cina dovrà cambiare
più di tanto.
La comunità economica, analogamente, è conservativa:
se Obama da un punto di vista diplomatico ha «disturbato» la Cina, le
comunità economiche sono intrecciate e i tanti riferimenti anti cinesi
di Trump (come testimonia un video ormai virale dove per tre minuti The
Donald dice solo «China») rischiano di complicare le cose.
Diverso
è il discorso della popolazione cinese, genericamente parlando. In
questo caso la natura dell’apprezzamento nei confronti di Trump va
chiarita. Quel 54% rappresenta coloro dunque che stimano davvero Trump.
Perché è ricco, è un imprenditore, ha fama di self made man e non ha
granché rispetto per le minoranze etniche.
Tutte caratteristiche
che piacciono a parte della working class anti politica americana e
perfino a quella cinese. Se dimentichiamo per un attimo le differenze
evidenti tra Cina e Usa, non si può non registrare anche in Cina una
sorta di sentimento anti establishment, che finisce per appoggiare o
provare simpatie per quelli che percepisce come propri simili in altri
paesi. Daniel Bell, studioso apprezzato della Cina contemporanea, al New
Yorker ha spiegato che «c’è simpatia per Trump in Cina, perché i cinesi
sono vicini al suo risentimento nei confronti dell’establishment».
Non
a caso a questi cinesi – pare una contraddizione, ma non lo è – piace
anche Xi Jinping, l’attuale presidente, perché la sua battaglia anti
corruzione viene letta proprio come una guerra ai «potenti».
C’è
poi un altro, il terzo, tipo di «simpatia» dei cinesi nei confronti di
Trump. E si tratta di un sentimento politico e, anche se appare un
paradosso, iper-nazionalistico cinese. Trump piace perché mette in
evidenza tutti i limiti del sistema democratico e in particolare di
quello statunitense, capace di creare «mostri», proprio come quello di
Trump.