il manifesto 20.5.16
Pensioni, sindacati pronti allo sciopero generale
Le richieste: rivalutazione degli assegni, parificazione fiscale con i dipendenti e il bonus 80 euro
di Mario Pierro
ROMA
Non sono un «bancomat del governo» i 60 mila pensionati che Cgil, Cisl e
Uil hanno portato ieri a piazza del Popolo a Roma. Sul palco della
manifestazione «A testa alta», questo lo slogan e uno striscione che
chiedeva «verità per Giulio Regeni» i confederali hanno chiesto al
governo la rivalutazione delle pensioni, la parificazione fiscale con i
dipendenti e l’estensione del bonus Irpef degli 80 euro. Sul tavolo
della trattativa con l’esecutivo c’è anche la flessibilità in uscita e
le pesanti penalizzazioni a cui saranno soggette le lavoratrici e i
lavoratori che intendono ritirarsi anticipatamente dall’attività e la
«staffetta generazionale», uno strumento con il quale si auspica di
rendere possibile il turn-over dei «giovani» sul mercato del lavoro e
rafforzare le flebili speranze di una pensione dignitosa a chi ha
iniziato a lavorare dopo il 1996, l’anno in cui è entrato in vigore il
sistema previdenziale contributivo.
Senza risposte univoche da
parte del governo, che incontreranno il prossimo 24 maggio, Cgil e Uil
stanno valutando uno sciopero generale. La Cisl, invece, è più prudente:
«Prima di scioperare bisogna parlare dei contenuti» ha detto il
segretario generale Anna Maria Furlan. «Leggo ogni giorno cose
differenti, ma al momento non mi sembra che ci sia da parte del governo
la volontà di cambiare strutturalmente le norme e soprattutto non
capisco perché, quando si parla di pensioni, debbano esserci di mezzo le
assicurazioni – afferma il segretario generale Cgil Susanna Camusso –
Speriamo che il governo apra il confronto e modifichi la legge Fornero
che è profondamente ingiusta. Senza risposte è ragionevole pensare ad
uno sciopero generale».
Sulla stessa lunghezza d’onda Carmelo
Barbagallo della Uil: «Serve un recupero del potere d’acquisto delle
pensioni, un taglio delle tasse sugli assegni previdenziali e un
adeguamento dei trattamenti come prescritto dalla Corte Costituzionale».
Nonostante la sentenza che ha bocciato il blocco disposto dal governo
Monti, fino ad oggi i pensionati non hanno percepito gli arretrati e gli
assegni rivalutati. Il governo Renzi non ha ripristinato il diritto,
come disposto dalla Corte,e ha restituito solo una parte di quanto
indebitamente sottratto a milioni di pensionati, la stragrande
maggioranza dei quali vive con meno di mille euro al mese e costituisce
l’ammortizzatore sociale di ultima istanza per almeno due generazioni di
precari o disoccupati.
La proposta del governo per sciogliere uno
dei complicati pasticci creati dalla legge Fornero è l’Ape-pensione.
L’acronimo, annunciato dal presidente del Consiglio Renzi in uno dei
suoi monologhi che vanno sotto l’hashtag #matteorisponde, significa
«Anticipo pensionistico». Consiste nel determinare un altro segmento di
pensionati a cui concedere un prestito attraverso il sistema bancario.
In pratica, si chiede ai lavoratori di indebitarsi con le banche. Queste
ultime anticiperebbero i soldi per i primi anni, evitando allo Stato un
esborso pari a 5-7 miliardi. Le somme verrebbero rimborsate una volta
percepita la pensione. Per rimediare alla legge Fornero, che ha
allungato l’età di lavoro, si ricorre dunque alla finanza.
Con la
prossima legge di stabilità la flessibilità in uscita arriverà «nella
forma del prestito pensionistico o come anticipo della pensione con
penalizzazioni» ha sostenuto il sottosegretario all’Economia Pier Paolo
Baretta. Al momento è stato escluso che le risorse necessarie
deriveranno dal ricalcolo degli assegni pensionistici più elevati.
Per
la Uil l’Ape-pensione annunciata da Renzi comporterebbe una perdita
netta per ciascun lavoratore coinvolto di 898 euro netti al mese.
L’onere crescerebbe aumentando il numero degli anni di anticipo della
pensione scelta dal lavoratore. «Abbiamo diverse previsioni, dipende da
come struttureremo l’intervento – sostiene il ministro del Lavoro
Giuliano Poletti – L’Ape è prevista fino a tre anni il suo meccanismo
sarà ripetuto per più anni per lasciare spazio alla classe di età
successiva».