venerdì 20 maggio 2016

il manifesto 20.5.16
Oggi si fermano scuola, università e ricerca: lo scontro è sul contratto
Saperi. Sciopero per il rinnovo del contratto della scuola, fermo da sette anni e per cancellare la «riforma» Brunetta e il tentativo del governo Renzi di applicarla attraverso le deleghe attribuite alla ministra della funzione pubblica Marianna Madia. Ieri i ricercatori precari hanno occupato il centro diffusione stampa dell'Istat

Sciopero per il rinnovo del contratto della scuola, fermo da sette anni e per cancellare la «riforma» Brunetta e il tentativo del governo Renzi di applicarla attraverso le deleghe attribuite alla ministra della funzione pubblica Marianna Madia. La mobilitazione è stata oggi dalla Flc-Cgil, Uil e Cisl scuola, Snals nella scuola e dalla Flc-Cgil e Uil per l’università, gli enti pubblici ricerca, conservatori e accademie che oggi resteranno chiusi.
Inizialmente convocato dai sindacati per il 23 maggio, lo sciopero generale della scuola è stato anticipato oggi perché la data precedente coincideva con l’anniversario della strage di Capaci. Tra le richieste dei sindacati c’è il rafforzamento della contrattazione d’istituto, la stabilizzazione dei precari, l’adeguamento delle retribuzioni dei docenti meno pagati d’Europa agli standard continentali. La protesta coinvolge anche il personale scolastico Ata, ignorato dalla «Buona scuola» di Renzi e tagliato dalle ultime leggi di stabilità. I sindacati chiedono l’applicazione della sentenza europea che ha chiesto all’Italia di stabilizzare tutti i docenti precari in servizio da più 36 mesi. Le assunzioni del 2015 e il «concorsone» in svolgimento, non esauriscono infatti la platea degli aventi diritto.
Ieri il centro di diffusione stampa dell’Istat è stato occupato dai ricercatori precari. La protesta prosegue la mobilitazione inziata domenica scorsa in solidarietà con il movimento francese Nuit Debout contro la riforma del lavoro «El Khomri». «Il progetto di riforma degli Enti Pubblici di Ricerca firmato Giannini all’interno della legge delega Madia si inserisce in un contesto politico devastante in cui il mondo della ricerca – spiegano i ricercatori – In questo testo non si prevede alcuna misura strutturale per l’azzeramento del bacino di precariato che negli ultimi 10 anni è cresciuto e rappresenta oltre il 20% dell’intera forza lavoro. Al contrario si introducono nuove forme di lavoro precario ancora meno tutelate (assegni di ricerca, contratti d’opera) e perfino lo strumento della tenure track si trasforma in un circolo vizioso della precarietà».