il manifesto 17.5.16
Loi travail, manifestazioni e scioperi in tutta la Francia
Lavoro.
Dopo il sì sulla fiducia all’Assemblea il Jobs act arriva blindato in
senato. Vietati i cortei ad alcuni oppositori. Due francesi su tre
contrari alla riforma. Il governo senza maggioranza ricorre ancora
all’art. 49.3
di Anna Maria Merlo
PARIGI
Settimana calda per il governo. Oggi, è giornata di manifestazioni in
tutta la Francia, sempre contro la Loi Travail, che è stata fatta
passare con la forza (dell’articolo 49.3) all’Assemblée la scorsa
settimana e adesso arriva al Senato, dove il voto è previsto per metà
giugno, per poi tornare all’Assemblea. Domani, scendono in piazza – e
proprio in place de la République, luogo-simbolo della Nuit Debout – i
poliziotti del sindacato molto a destra Alliace, per protestare contro i
casseurs che urlano alle manifestazioni «tutti odiano la polizia».
Giovedì
si ripete, nuova giornata di manifestazioni in tutto il paese. Sette
sindacati, dalla Cgt a Solidaires, ma con l’esclusione della Cfdt (che
ha negoziato con il governo per modificare la contestata legge El
Khomri) vogliono la testa della riforma.
Nel paese, un ultimo
sondaggio dice che due francesi su tre vorrebbero il ritiro del testo di
legge, ma non per questo appoggiano il moltiplicarsi dei cortei di
protesta.
Oggi, alle manifestazioni si uniscono gli scioperi. Da
ieri sera, sono scesi in campo i camionisti, su un articolo specifico
della legge: quello che permette, dopo un voto dei rappresentanti
sindacali a livello di impresa, di abbassare il compenso per gli
straordinari dal 25% attuale fino al 10%. Nei salari dei camionisti il
peso degli straordinari è importante e quindi temono che il datore di
lavoro ne approfitti e tagli i costi (tra mille e 3mila l’euro l’anno
per camionista). Poi, sono annunciati scioperi nei trasporti (ferrovie,
metropolitana), negli aeroporti e tra i marittimi.
A Parigi e a
Nantes, la Prefettura ha vietato ad alcuni militanti di partecipare ai
cortei: in particolare, a Parigi si tratta di militanti del Mili
(Movimento inter-lotte indipendente) e dell’Afa (Action Antifasciste).
Hanno
ricevuto una lettera del Prefetto, Michel Cadot, che evoca
l’applicazione dell’articolo 5 dello stato d’emergenza e proibisce la
loro presenza negli arrondissement dove passa il corteo (dalle 11 alle
20) e dalle 18 fino a mercoledì mattina a place de la République e
dintorni. Descritti dal Prefetto come «gruppi di individui con il volto
coperto e caschi», sospettati di essere all’«origine dei disordini» ai
margini delle manifestazioni, hanno risposto in modo bellicoso: «Volete
farci uscire dalla porta, rientreremo dalla finestra», affermano
all’Afa, facendo temere per oggi un pomeriggio caldo nelle strade di
Parigi.
Anche a un fotografo professionista è stata proibita la
partecipazione al corteo di oggi a Parigi. L’avvocato che lo difende
accusa la Prefettura di attentato alla libertà di stampa.
L’iter
della legge El Khomri prevede un passaggio al Senato, dopo il ricorso al
49.3 all’Assemblée la scorsa settimana. Il voto al Senato sarà verso
metà giugno. Qui, dove il Ps non ha la maggioranza, dovrebbe passare la
prima versione del testo di legge, o qualcosa di molto simile, cioè il
progetto che più si avvicina alle tesi degli imprenditori. Poi, la legge
El Khomri ripasserà all’Assemblée all’inizio di luglio, dove ritroverà
la versione della scorsa settimana e il governo dovrebbe nuovamente far
ricorso al 49.3, perché non ha la maggioranza per affrontare una
votazione aperta. La sinistra critica dovrebbe cercare di avere i numeri
per presentare una «mozione di censura», che gli sono mancati la scorsa
settimana. La confusione è enorme e tutte le ipotesi – anche quella
della convocazione di elezioni anticipate – ormai sono aperte. La
destra, intanto, fa a gara nel proporre lacrime e sangue, a cominciare
da una riforma del lavoro che farà rimpiangere la legge El Khomri.
In
questa situazione, a un anno dalle presidenziali, è già innescata la
corsa alle candidature. Ieri, è riemerso l’ex ministro dell’Economia,
Arnaud Montebourg. In occasione di una marcia in montagna, diventata una
tradizione annuale, Montebourg (che ormai lavora nel settore privato,
come dirigente di Habitat), ha accusato il sistema politico di essersi
trasformato in «una macchina per tradire» (le promesse elettorali).
Le
Nuit Debout, in occasione del Global Debout di domenica 76 marzo (15
maggio), ha proposto di redigere The NoList, una lista delle società che
vengono giudicate come non rispettose dei diritti (del lavoro, della
salute, ambientali ecc.). I primi nomi che sono venuti fuori sono Coca
Cola e McDonald’s.