il manifesto 14.5.16
Fassina escluso: farò un altro ricorso
Il
Tar conferma l’esclusione di «Sinistra per Roma». Forse già oggi sarà
depositato il nuovo tentativo. Corsa contro il tempo per i legali del
comitato. «Non ci fermiamo qui, siamo convinti delle nostre ragioni»
di Daniela Preziosi
ROMA
Tira un’ariaccia nella sinistra romana che miracolosamente era riuscita
a riunirsi sotto le insegne di «Sinistra per Roma» e alla guida di
Stefano Fassina, l’ex deputato pd oggi passato nelle file di Sinistra
italiana. Ieri sera il Tar del Lazio ha confermato l’esclusione del
candidato dalla corsa elettorale. Non sono riammesse le sue due liste
«Sinistra per Roma – Fassina sindaco», la lista ’politica’, e la «Civica
per Fassina sindaco» erano state escluse dalla Commissione elettorale
circondariale perché 670 firme su circa 1500 erano prive della data di
autenticazione. I legali hanno esposto la loro tesi: il vizio formale
sarebbe di fatto superato dalla circostanza che l’autenticatrice, la
vicepresidente del Municipio IV, è entrata in carica successivamente
allo scattare del periodo di 180 giorni precedente le elezioni prima del
quale per legge non è possibile raccogliere le firme stesse. Durante
l’udienza il dibattito è stato interessante. Ma alla fine i giudici
hanno deciso di confermare la decisione della commissione elettorale.
Ma
Fassina non molla. E così ieri dopo aver espresso l’ovvio «rammarico»
per la sentenza contraria ha subito annunciato di essere pronto ad
andare avanti. Con i ricorsi, per ora. «Non ci fermiamo qui. Siamo
convinti delle nostre ragioni e ricorreremo al Consiglio di Stato». A
stretto giro anche Nicola Fratoianni, coordinatore di Sel, si è
schierato a fianco del collega: «Andiamo avanti».
E probabilmente
il primo ricorso sarà depositato già stamattina. È una corsa contro il
tempo, quella dei comitati e del team dei legali guidati dall’avvocato
Pietro Adamo. Anche per non demotivare i militanti a continuare la
mobilitazione.
C’è quindi un’ultima speranza di tornare in corsa.
Ma è inutile nascondersi che, al di là delle probabilità di esito
positivo del nuovo ricorso, il morale della sinistra romana si avvia a
finire sotto le scarpe.
In questi giorni Fassina aveva continuato a
fare iniziative elettorali e anche provato a tenere unita un’area
ancora segnata da un inizio di campagna incerto, durante il quale
proprio i suoi compagni di partito di Sinistra italiana-Sel avevano
tentato di allargare la coalizione cercando altri nomi al posto di
quello dell’ex viceministro. Massimo Bray, gradito a D’Alema; poi
Ignazio Marino, il sindaco defenestrato dal Pd. Entrambi si erano
defilati , e alla fine sul tenace Fassina bongré malgré è confluita
tutta l’area della sinistra, anche quella che fa capo al vicepresidente
della regione Lazio Massimiliano Smeriglio, già fautore del
centrosinistra nel 2013 ed oggi, a coalizione morta e sepolta, polemico
verso un posizionamento troppo «autosufficiente» della lista.
Al
netto dell’attesa della prossima sentenza, difficile che la brutta botta
della nuova esclusione non faccia riesplodere i conflitti interni che
si erano ricomposti sulle liste unitarie. Anche perché in questi giorni
sono circolati veleni sull’origine del clamoroso svarione alla base
dell’esclusione. In rete c’è chi ipotizza complotti, trappoloni, per di
più attribuiti di chi per favorire il Pd si sarebbe sacrificato fino
all’autoeliminazione. Tutto, pur di non ammettere una verità assai più
probabile: che il ko organizzativo è stato il riflesso di un’amalgama
politica non riuscita. Va detto che fin qui nessun dirigente, di
nessun’area della coalizione, ha azzardato a intestarsi queste teorie.
Ma,
nel caso, sarà la scelta politica a incaricarsi di accendere
pubblicamente le polveri sulla destinazione del tesoretto dei voti della
sinistra. Martedì scorso Fassina ha promesso ai suoi candidati che,
nella caso più brutto dell’esclusione, li riunirà per decidere insieme
quale indicazione di voto dare. Sulla decisione pesa una vecchia
dichiarazione di Fassina in cui non escludeva il voto ai 5 Stelle in
caso di ballottaggio. I candidati, al momento dell’accettazione della
corsa, si sono impegnati a rispettare la decisione della lista. Ma non è
un mistero che un pezzo di Sinistra italiana, non solo romana, non ha
alcuna intenzione di indicare Virginia Raggi nella scheda al secondo
turno. Tanto meno al primo.