il manifesto 10.5.16
Accordo Podemos e Iu. Obiettivo: «sorpasso» sul Pp
Spagna.
 Iu ha già ottenuto l’appoggio dell’85% dei suoi simpatizzanti e 
iscritti (ma ha votato solo un terzo di quelli che potevano farlo), ma 
per frenare le critiche interne (soprattutto dell’ex segretario Gaspar 
Llamazares) ha deciso di sottoporre anche il patto definitivo al voto. 
Voto dei militanti dunque oggi e domani. Suspence fino all’ultimo
di Luca Tancredi Barone
BARCELLONA
 Ieri sera alle 8 è arrivata l’attesa notizia: l’accordo fra Podemos e 
Izquierda Unida c’è. I più di sei milioni di voti dei due partiti con i 
loro alleati locali spaventano Psoe e Pp, che negli ultimi giorni hanno 
reagito nervosamente ai segnali di pace che si lanciavano i due soci. 
Come sempre i nodi più difficili da sciogliere sono stati risolti nelle 
ultime ore.
Ad esempio, il disegno delle liste. Una volta chiuso 
l’accordo programmatico, così come la decisione di mantenere ben 
differenziate le due marche in campagna elettorale, ormai rimaneva da 
decidere come garantire i «posti in uscita» delle liste che qui sono 
bloccate. Col suo milione di voti (a dicembre: ora pare ne avrebbe di 
più), Izquierda Unida poteva pretendere un quarto dei seggi garantiti, 
visto che Podemos da solo (lasciando da parte le confluenze locali, dove
 già a dicembre i due partiti andavano assieme) ne raccoglie circa 3 
milioni. Ma Iu aveva deciso di accontentarsi di un sesto dei seggi, e 
comunque – così ha deciso il comitato federale sabato – tra gli 8 e i 
12. Nella legislatura 2011-2015 aveva 11 parlamentari e ora ne aveva 2.
Matematica
 alla mano, se il 20 dicembre fossero andati assieme in tutta la Spagna,
 con la bizzarra legge elettorale avrebbero già, assieme, 14 seggi in 
più. L’obiettivo dichiarato dei due è il «sorpasso» – usando la parola 
italiana – del Pp, non del Psoe. Anche se è chiaro, stando ai numeri che
 maneggiano tutti i partiti, che il Psoe, nel migliore dei casi, è 
destinato a essere terza forza. Un inciso sulla questione «sorpasso». La
 parola, in italiano, era stata usata negli anni 90 dall’allora leader 
di Izquierda Unida Julio Anguita, riferendosi al sorpasso del Pci 
rispetto alla Dc alla fine degli anni 70. Solo che lui pensava 
velleitariamente a superare il Psoe. Oggi i media spagnoli tornano 
ausare l’espressione italiana, con tanto di citazioni all’omonimo film 
di Dino Risi.
Ma soprattutto, stavolta il Psoe potrebbe davvero 
essere sorpassato, lui e il suo leader Pedro Sánchez, che i maggiorenti 
del suo partito aspettano al varco. Se non riesce a strappare almeno i 
90 seggi che ostenta ora – il numero più basso nella storia del partito –
 la sua carriera politica è finita. Quale che sia il futuro leader 
socialista, Pablo Iglesias sa bene che dovrà allearcisi se vuole guidare
 un governo. Ma se Sánchez è stato adamantino nel suo rifiuto a scendere
 a patti con il Pp, con l’andalusa papabile Susana Diáz le cose 
potrebbero cambiare, data la sua più che nota ostilità nei confronti dei
 viola e di Iu – vittime, questi ultimi, del suo rimpasto di governo un 
anno fa.
Paradossalmente, a Podemos e Iu converrebbe vincere sì, 
ma non troppo, in modo tale che l’interlocutore rimanga Sánchez: forse 
non amico di Podemos, ma meno nemico di altri che potrebbero 
succedergli. Intanto il tempo stringe: venerdì i partiti che decidono di
 andare in coalizione debbono comunicarlo al ministero degli interni. Ma
 prima sia Podemos che Iu vogliono consultare i propri militanti 
sull’accordo finale. Iu ha già ottenuto l’appoggio dell’85% dei suoi 
simpatizzanti e iscritti (ma ha votato solo un terzo di quelli che 
potevano farlo), ma per frenare le critiche interne (soprattutto dell’ex
 segretario Gaspar Llamazares) ha deciso di sottoporre anche il patto 
definitivo al voto. Voto dei militanti dunque oggi e domani. Suspence 
fino all’ultimo.
 
