Il Foglio 14.5.16
Quando rinascerà il patto del Nazareno
Salvati: “Sogno la Raggi a Roma per finirla con la balla del governo degli onesti”
“Il referendum? Sacrosanto, ma sono preoccupato. Se vince il sì? Si vota e poi grande coalizione”
Le comunali? “Guardate i candidati: il comunismo lo ha sconfitto Renzi, mica Berlusconi... ”. Parla Salvati, l’ideologo del Pd
di Claudio Cerasa
Sa
che ora che mi ci fa pensare credo di aver capito qual è la grande
differenza tra Renzi e Berlusconi... ”. Il partito, il referendum, la
giustizia, la minoranza, Grillo, il Cav., il moralismo, Pizzarotti,
l’Europa, le elezioni, le amministrative, Roma, Milano, le battaglie
interne, il Nazareno e la sorpresa possibile, o forse probabile, per il
prossimo governo. Caro professore, mettiamo il termometro? Michele
Salvati lo conoscete tutti e i lettori di questo giornale lo conoscono
meglio degli altri. Salvati è un economista e un politologo. Insegna
Economia politica all’Università Statale di Milano, nella facoltà di
Scienze politiche, e il dieci aprile del 2003, proprio sul Foglio, è
stato il primo teorizzatore del Partito democratico, che segue da tempo
con affetto e attenzione. Tredici anni dopo, con un Pd trasformato, un
segretario alla guida del paese, un partito in fibrillazione,
un’elezione in vista, un referendum alle porte e un voto anticipato che,
secondo Salvati, è qualcosa di più di una semplice tentazione ma una
certezza quasi matematica, tredici anni dopo abbiamo pensato di chiedere
al professor Salvati, direttore del Mulino, di mettere il termometro
sotto il braccio di Renzi, e del Pd, e di misurarne la temperatura.
Professor Salvati, insomma, come sta il Pd? E soprattutto, esiste ancora
il Pd? “Il Pd esiste ancora, eccome, anche se Renzi lo ha trasformato,
dal punto di vista culturale e dal punto di vista organizzativo, con
diverse e drastiche innovazioni sia sul lato dei contenuti sia sul lato
della forma partito. Il Pd però si trova di fronte a una sfida cruciale
che coincide più con quella del referendum di ottobre che con quella
delle amministrative. Io non credo, non riesco a credere, che una parte
del partito faccia campagna elettorale contro il suo segretario e sono
convinto che alla fine si litigherà molto ma non si andrà oltre e che
Renzi riceverà il sostegno anche della sua minoranza. Bersani e Cuperlo
sono due tipi tosti e combattivi ma ragionevoli e credo che siano
consapevoli che fuori dal Pd non c’è nulla che valga la pena di
sperimentare e che far fuori Renzi significherebbe oggi far fuori anche
l’unica speranza che ha la sinistra di vincere e governare. Viceversa,
naturalmente, se all’interno del partito dovesse montare una fronda
favorevole al no alla riforma non ci sarebbero alternative e la
scissione a quel punto potrebbe essere difficile da evitare”. Ma questo
referendum Renzi lo vince o no? “Io credo che votare sì al referendum
costituzionale sia un atto meritorio non tanto per il futuro di Renzi
quanto per il destino del paese. La riforma Boschi non è la migliore
riforma del mondo ma è una riforma che migliora lo status attuale e che
rafforza il governo in modo significativo: e non avere un governo
debole è tra le altre cose il modo migliore per essere più autonomi
anche dal potere e a volte dallo strapotere della magistratura.
Personalmente faccio fatica a comprendere le ragioni di chi si schiera
contro. O meglio, le posso capire perché, e per questo sono
preoccupato, lo scenario che si sta andando a delineare per il 2016 è
simile a quello registrato nel 2006 ai tempi del referendum sulla
riforma costituzionale voluta da Berlusconi. La scelta di personalizzare
la campagna referendaria da parte di Renzi per certi versi era
inevitabile ma pone dei problemi non secondari. Il referendum sta
diventando una pura scelta politica, che prescinde dai contenuti, e se
la partita dovesse essere solo un pro o contro Renzi, come fu allora un
pro o contro Berlusconi, non si può dare nulla per scontato. I mille
comitati per il sì annunciati da Renzi fanno parte del registro di una
propaganda che può servire ad allarmare il paese sulle conseguenze del
no ma che non so quanto possa aiutare a convincere nel merito gli
elettori che la riforma sia buona. Certo: ci sono alcune differenze
sostanziali tra il2006eil 2016. Allora Berlusconi dopo una legislatura a
mio avviso inconcludente era in declino di consensi e scelse di non
combattere a morte a favore per il sì. Viceversa, Renzi, anche se
acciaccato e minacciato da un branco di lupi e di leoni spodestati, oggi
combatte come un leone una battaglia che si svolge su un terreno
diverso che, al di là della destra e della sinistra, è quella della
modernizzazione del paese. Purtroppo per lui, però, l’alleanza contro
è formidabile e potente e le speranze che vi sia una vittoria del sì
dipendono da quanto Renzi riuscirà a dimostrare con chiarezza le
ragioni che fanno del no uno scenario che porta, a mio avviso, allo
sfascio del paese”. Sostituiamo il termometro con la palla di vetro.
Cosa vede dopo il referendum? “La mia impressione è che il governo
Renzi sia in dirittura di arrivo e la forzatura sulle unioni civili,
legge che condivido, è un segnale tipico da campagna elettorale. Se il
premier vince a ottobre il percorso mi sembra segnato: congresso
anticipato e, a stretto giro, voto nel 2017. Sento dire spesso che le
elezioni anticipate non sarebbero possibili perché i parlamentari
matureranno la loro pensione a ottobre e dunque la legislatura è
blindata... Tenderei a non illudermi. Renzi sa bene, non può non
saperlo, che dopo il referendum si entra in una zona pericolosa per il
suo governo, in cui ogni promessa non mantenuta offuscherà tutte le
promesse realizzate. Non può permetterselo. Deve andare a votare
subito. E poi deve fare la grande mossa... ”. La grande mossa? “Questa
cosa della palla di vetro mi diverte. Allora, vi dico come la vedo. Io
dico che sia che il referendum passi, sia che il referendum non passi il
destino è segnato: Renzi e Berlusconi, nel prossimo governo, faranno
un nuovo patto del Nazareno”. Non ci dica così che lo sa che
sveniamo...
“Ma certo, è evidente: è uno schema che non è solo
nell’ambito delle possibilità ma è nell’ambito delle probabilità”.
Dica. “Il combinato disposto tra nuova legge elettorale e nuova riforma
costituzionale darà sì al partito che vincerà le elezioni la
possibilità di avere una maggioranza definita nell’unica Camera che
sarà necessario avere per ottenere la fiducia. Ma spesso ci si
dimentica di ricordare che i parlamentari in più rispetto alla soglia
minima di maggioranza non sono infiniti ma sono appena ventiquattro. Se
Renzi dovesse vincere le elezioni, per quanto le sue liste possano
essere depurate da riottosi parlamentari della minoranza, basterà un
piccolo gruppo di deputati ribelli per far cadere quel governo. Per
questo credo sia probabile anche nella prossima legislatura la
formazione di una grande coalizione. E lo stesso schema, ovviamente, ci
potrebbe essere qualora il referendum non dovesse passare: si andrebbe
al voto anticipato con un sistema misto, Italicum alla Camera e
Consultellum al Senato, e un nuovo patto del Nazareno anche lì sarebbe
inevitabile...”. Musica per le nostre orecchie. Ma lei, caro Salvati,
crede che ci sia ancora oggi, tra Berlusconi e Renzi, un patto di non
belligeranza? “Non lo credo. Credo piuttosto che sia in atto un fenomeno
significativo e che riguarda proprio queste amministrative. Guardatevi
intorno. Guardate i candidati di centrodestra e centrosinistra a Napoli,
a Roma, a Milano, a Torino, a Bologna. Sono tutti candidati moderati,
spesso sovrapponibili, e che per questo potrebbero collaborare tra loro
anche durante le prossime giunte. Sono, lasciatemelo dire, tutti o quasi
candidati ‘nazarenici’ che interpretano bene lo spirito di quel patto
che Berlusconi e Renzi firmarono due anni fa: un’Italia moderata
all’interno della quale le idee di centrodestra e di centrosinistra si
diluiscono e convergono su alcuni temi cruciali. Non so se ve ne siete
accorti, poi, ma la grande novità di queste elezioni è che, per la
prima volta da non so quanto tempo, non esiste un solo candidato di
sinistra tradizionale in nessuna grande città italiana. Mi verrebbe da
dire che il comunismo, da un certo punto di vista, lo ha spazzato via
più Renzi che Berlusconi...”. Quanto possono pesare le amministrative
sul destino del governo? “Nulla, a meno che Renzi non perda Milano”.
Abbiamo scritto più volte su questo giornale che Milano rappresenta una
sfida importante sia il centrosinistra (Sala uguale renzismo) sia per
il centrodestra (il centrodestra unito è competitivo, il centrodestra
disunito è suicida). Problema: il centrodestra di Milano è una
semplice eccezione o rappresenta il futuro? “Sono pessimista su questo:
credo sia il passato, almeno per il momento. Sarebbe il futuro se
Berlusconi mostrasse un po’ di buon senso decidendo di appoggiare la
riforma sul referendum costituzionale, che è la stessa ma proprio la
stessa battaglia che avrebbe potuto vincere nel 2006. Berlusconi sa bene
che se il centrodestra non si presenta unito perde. Solo che un tempo
il leader incontestato era lui e poteva degradare i proclami leghisti a
intemperanze che poi lui avrebbe controllato. Ora il leader non è più
lui e nel suo schieramento non c’è un Renzi e non c’è nessuno che
abbia uno stampo conservatore-liberale della stessa tempra
mediatico-populistica di Salvini. Le sue incertezze derivano da qui. E
oggi, purtroppo, se vuole vincere deve sottomettersi: Parisi e Marchini
sono solo dei ballon d’essai”. Ballon d’essai come Grillo? “Io sono
convinto che il Movimento 5 stelle sia un fenomeno politicamente
rilevante ma culturalmente di passaggio. Il punto è che fino a quando
l’Italia continuerà ad andare male e fino a che il Movimento non sarà
messo alla prova non sarà possibile accelerare il passaggio da una fase
a un’altra. Lo dico con un paradosso, ma neanche troppo forse. A Roma
voterei per Roberto Giachetti ma allo stesso tempo sarei molto contento
se al posto di Giachetti vincesse la Raggi. Sono certo che in quel modo
sarebbe evidente a tutti, permettetemi il termine ma con la mia età me
lo posso permettere, quale grande cazzata sovrumana è questa balla enorme del governo degli onesti”.