Il Fatto 22.5.16
Un consiglio (non richiesto) alla sinistra del Pd
Gentile
Padellaro, l’ho vista venerdì mattina in tv, a “Omnibus”, cinguettare
con il compagno Cuperlo. Naturalmente, eravate entrambi d’accordo sul No
al re- ferendum di Renzi. Passi per lei, fulgido esempio di coerenza,
che dopo aver diretto l’Unità si è convertito al grillismo. Ma Cuperlo
si è dimenticato di essere del Pd e di aver votato a favore della
riforma Boschi in Parlamento? E adesso vorrebbe votare per il No? E con
che faccia vorrebbe poi restare nel Pd? Non sarebbe meglio che seguisse
l’esempio dei suoi amici Civati e Fassina, e togliesse il disturbo?
Catone 2016
Può
darsi che la sinistra del Pd decida di votare per il No al referendum
di ottobre sulla riforma Boschi ma questo, a “Omnibus”, Gianni Cuperlo
non lo ha detto (o non lo ha ancora detto). Ha invece fatto capire di
ritenere intollerabile la possibilità, peraltro concreta, che i
comitati del Sì possano generare sui territori il cosiddetto partito
della Nazione, inglobando Denis Verdini e i suoi amici che già fanno
campagna per i candidati di Matteo Renzi in Campania. Senza contare che
anche il partitino di Alfano, stampella dell’attuale maggioranza di
governo, sembra così geneticamente affine al renzismo da chiedersi come
mai non abbia ancora chiesto l’iscrizione al Pd. Con questa bella
prospettiva, non ha torto Cuperlo quando sostiene che al referendum una
vittoria del Sì così sfacciatamente allargato a quel centrodestra lì,
renderebbe inutile il Congresso poiché sancirebbe la forse definitiva
mutazione politico-antropologica dei Democratici. La vera domanda è
questa: potrebbero restare in siffatto obbrobrio Cuperlo e i suoi
compagni della sinistra? Cuperlo non ne parla, ma sappiamo che questa
vicenda sta politicamente e umanamente segnando molti all’interno di un
partito nato come alternativa di centrosinistra a Berlusconi, e che
presto del berlusconismo potrebbe annettersi gli scarti. Se potessi dare
un consiglio (non richiesto) a Cuperlo, gli direi di non uscire dal Pd,
di resistere, di tenere duro e di svolgere con ogni mezzo democratico
la battaglia dentro un partito. Dicendo basta a quei continui
compromessi che hanno portato la sinistra pidina in un vicolo cieco.
Fareste bene a restare perché anche voi avete partecipato alla
fondazione del Pd. Perché nel Pd esiste ancora una consistente base di
iscritti e semplici elettori che ai valori della sinistra si ostina a
voler credere. In caso di scissione, che fine farebbero costoro senza
più una guida e un riferimento interno? Vi seguirebbero e dove? O
finirebbero per accodarsi al partito della Nazione, più per
rassegnazione che per convinzione? Sono gli stessi consigli, non
richiesti, che mi permisi di dare a Pippo Civati e a Stefano Fassina. Si
è visto con quale risultato.