Corriere Salute 1.5.16
Un possibile ponte fra le sedute con lo specialista
di D.d.D.
Esistono
da tempo software destinati ad aiutare chi vuole modificare i propri
atteggiamenti e comportamenti e anche chi soffre di disturbi come
depressione e ansia. Sono basati sui principi della psicoterapia
cognitivo-comportamentale, ma hanno il limite di dover essere seguiti
davanti a uno schermo, al contrario delle app, utilizzabili ovunque e
con tempi più flessibili. «La disponibilità di smartphone e tablet fa
pensare che le app possano avere un ruolo nel servizio sanitario
pubblico del ventunesimo secolo», dicono Simon Leigh e Steve Flatt,
ricercatori di Liverpool che hanno pubblicato un articolo sulla rivista
Evidence Based Mental Health . «Possono funzionare da ponte fra le
sessioni di terapia — concludono — migliorare la ritenzione di quanto
appreso e l’aderenza al trattamento o semplicemente promuovere
l’autonomia del paziente».