Corriere La Lettura 1.5.16
Gaël Giraud, 46 anni, un normalista gesuita ex banchiere ed ex cooperante in Ciad
La bistecca di manzo va di traverso al mondo
intervista di Stefano Montefiori
L’Agenzia
francese per lo sviluppo (Afd) è un’istituzione pubblica, il maggiore
strumento dello Stato per promuovere la lotta contro la povertà e
l’aiuto alle regioni in difficoltà in Africa, Medio Oriente, America
Latina, Caraibi e territori e dipartimenti d’Oltremare francesi. Di
solito questi organismi sono guidati da personalità integrate al sistema
di potere, chiamate a mettere in pratica le politiche del governo.
L’estate scorsa invece il posto di capo economista è andato a Gaël
Giraud, 46 anni, un normalista gesuita ex banchiere ed ex cooperante in
Ciad, esperto della teoria dei giochi e specialista di matematica
finanziaria, un uomo decisamente fuori dal coro, che nel libro
Transizione ecologica (edito in Italia da Emi) spiega come il
superamento del mondo come lo abbiamo organizzato finora sia la
condizione indispensabile per evitarne il crollo completo.
Perché è così poco ottimista?
«Perché
è evidente che le cose non funzionano. Con i miei collaboratori qui
all’Agenzia per lo sviluppo stiamo riscrivendo il modello proposto da
Dennis Meadows nel libro Il rapporto sui limiti dello sviluppo
(commissionato al Mit dal Club di Roma e pubblicato nel 1972, ndr ).
Meadows spiegava che l’uomo stava sfruttando troppo le risorse naturali e
che ci sarebbe stato un crollo entro il 2050. Ebbe un enorme successo
di pubblico, ma gli economisti se ne sono lavati le mani. Eppure il
modello di Meadows, quarant’anni dopo, funziona ancora».
E questo che cosa implica?
«Che
se non ci saranno cambiamenti decisivi, avremo disastri epocali nei
Paesi del Sud entro il 2050. Non saremo capaci di nutrire i 9 miliardi
di persone che vivranno sul pianeta».
Come mai?
«L’aumento
del livello degli oceani inonderà zone agricole molto ricche, per
esempio il delta del Mekong in Vietnam; lo scioglimento dei ghiacciai
eliminerà le riserve di acqua dolce che alimentano i tre fiumi Yangtze,
Gange e Indo, e un miliardo di persone vivono grazie all’acqua di questi
fiumi. Centinaia di milioni di rifugiati climatici si sposteranno
ovunque nel pianeta. Poi c’è un terzo tema, l’estensione dei deserti
come il Sahara e il Sahel. La guerra in Siria oggi la possiamo benissimo
comprendere come in parte dovuta alla siccità. Il regime degli Assad
durava da decenni, perché la rivolta è scoppiata nel 2011? Perché la
pace sociale non era più assicurata. Una buona parte dei migranti di
oggi sono già dei rifugiati climatici. Il deserto dei Gobi in Mongolia
adesso è a 240 chilometri da Pechino, ma si avvicina sempre di più».
Quale giudizio dà della Cop21? Non è stato un riconoscimento di questi pericoli?
«La
Cop21 è stata un enorme successo, per la prima volta è stato raggiunto
un accordo, ma allo stesso tempo tutto resta da fare. Inutile
raccontarci delle storie, la soglia dei due gradi di riscaldamento
climatico verrà superata comunque, il punto è vedere quanto ampiamente.
Ci saranno trasformazioni enormi, brutali».
Impossibili da evitare?
«No:
le soluzioni ci sarebbero, solo che i governi pensano solo alla
gestione quotidiana e mai al medio-lungo termine. Bisognerebbe eliminare
immediatamente il carbone come fonte di energia, arrestare la
deforestazione e smettere ben presto di mangiare la carne bovina. Nei
prossimi anni dovremo scegliere se utilizzare il suolo per produrre
biocarburanti, cibo per uomini o cibo per animali, non potremo fare
tutt’e tre le cose. E se scegliamo di adibire la terra a produrre cibo
per le mucche, sarà per offrire carne rossa ai molto ricchi e questo non
è accettabile. Trovo più facile dire a un miliardario di smettere di
mangiare carne rossa che dire a un etiope di smettere di mangiare del
tutto».
Qual è il suo rapporto con il governo che l’ha nominata neanche un anno fa?
«Per
adesso mi fanno lavorare… Ma tutti i governi europei sono
anestetizzati, non hanno alcuna strategia. Questo ci porta dritti contro
il muro. La burocrazia è una potenza che si autoalimenta senza alcuna
visione. I funzionari lavorano come dei pazzi, ma senza affrontare i
problemi veri. Oggi capisco la fine della civiltà dell’isola di Pasqua,
come l’ha descritta Jared Diamond. Come è possibile che gli abitanti
abbiano tagliato tutti gli alberi che erano l’unica risorsa rinnovabile
dell’isola di Pasqua? Quando vedo l’autismo e la stupidità delle
amministrazioni pubbliche mi dico che è possibile».
Lei è noto per le critiche ai suoi colleghi economisti. Che cosa rimprovera loro?
«Sono
fermi alle teorie di un secolo e mezzo fa, che da tempo non funzionano
più. La crisi finanziaria è stata affrontata dicendo alle banche
centrali: inondate il mercato interbancario di liquidità, di soldi. E
gli economisti mainstream non hanno minimamente protestato. Solo adesso
comincia ad aprirsi un dibattito sul quantitative easing per i
consumatori, cioè soldi da dare direttamente alle famiglie e non alle
banche, ma ormai siamo nel 2016, questo dibattito avremmo dovuto averlo
otto anni fa».
Pensa che ci sarà una nuova crisi finanziaria?
«Mi
pare inevitabile, la separazione tra la sfera finanziaria e quella
reale è tale che non può resistere a lungo. C’è un super indebitamento
del sistema privato negli Stati Uniti, in Giappone e in Europa, prima o
poi scoppierà. Per adesso tutto tiene perché le Banche centrali prestano
a tassi negativi. È una piramide di Ponzi, chi ha debiti può
indebitarsi ancora di più per pagare i suoi primi debiti. Finché le
banche centrali continuano ad alimentare la piramide può durare
abbastanza a lungo, ma alla lunga è insostenibile perché questi miliardi
creati dalle banche centrali non arrivano poi nell’economia reale.
Perché per esempio le banche francesi riflettono sulla possibilità di
passare completamente alla moneta elettronica, senza contante? Perché
vogliono poter prelevare un tasso di interesse sui depositi, per
compensare il fatto che oggi i prestiti sono a tasso quasi negativo.
Molte persone saranno tentate allora dal ritirare i soldi dal conto in
banca, preferendo mettere le banconote sotto il materasso. Allora, ecco
l’idea di eliminare le banconote sostituendole con la moneta
elettronica».
Chi condivide la sua analisi?
«In Francia gli
economisti Frédéric Lordon, per esempio (vicino al movimento della Nuit
Debout, ndr ), e Jean Gadrey. Il sistema può durare ancora qualche anno,
ma se non corriamo ai ripari, ci aspettano catastrofi naturali e
rivoluzioni sociali».