Corriere La Lettura 15.5.16
Nadia Urbinati e David Ragazzoni
La repubblica immaginata
di Antonio Carioti
Per
Nadia Urbinati e David Ragazzoni, autori del libro La vera Seconda
Repubblica (Raffaello Cortina, pp. 202, e 15), la riforma costituzionale
è stata per decenni una «potentissima costruzione ideologica», una
«macchina immaginifica» che ha indotto i partiti a mettere in
discussione l’ordinamento dello Stato, «falcidiando la legittimità di
quella Repubblica che pure avevano fondato». Una tesi che sembra
trascurare la profondità delle trasformazioni sociali e culturali che
l’Italia ha vissuto dal 1948 a oggi: esse, ben prima e ben più
dell’inconcludente dibattito sulla riforma della Costituzione, hanno
eroso le basi del nostro modello istituzionale. La Seconda Repubblica è
stata senza dubbio anche una suggestione ideologica, agitata spesso
strumentalmente, ma a generarla hanno contribuito robusti fattori
materiali, cui hanno finito per arrendersi anche molti ex adoratori
della «Costituzione più bella del mondo». Tipo Walter Veltroni, al quale
Urbinati e Ragazzoni attribuiscono giustamente la responsabilità di
aver spianato la strada alla stagione renziana, facendo del Pd «un
partito dall’appartenenza debole e dalle frontiere labili». L’analisi è
fondata, ma viene da chiedersi se oggi in Italia esista una qualche
formazione politica, a parte forse la Lega, dotata di un’appartenenza
forte e di frontiere ben marcate. È vero che la Seconda Repubblica, se
la riforma Boschi supererà la prova del referendum di ottobre, nascerà
dallo «svuotamento» dei partiti «quali corpi strutturati», come scrivono
i due autori. Ma a svuotarli sono stati innanzitutto i cittadini,
ritirando loro la delega a rappresentarli. C’entra l’ideologia, come in
tutte le vicende politiche, però da sola non sarebbe bastata.