Corriere 9.5.16
L’Europa invia agenti antiterrorismo nei centri profughi in Italia e Grecia
Il Viminale teme sovrapposizioni e «interferenze». I carabinieri arrestano un «foreign fighter»
di Fiorenza Sarzanini
ROMA
Almeno 150 agenti specializzati di Europol per controllare l’identità
dei migranti che si trovano negli «hotspot», i centri di identificazione
e smistamento di Italia e Grecia. L’ipotesi ventilata nei giorni
successivi agli attentati di Parigi del novembre scorso, trova conferma
nelle dichiarazioni del colonnello Manuel Navarrete, il direttore del
Centro antiterrorismo istituito dall’Unione Europea, al quotidiano
spagnolo El País . E al Viminale si mettono a punto i piani operativi
per evitare che la missione di trasformi in una sorta di
«commissariamento».
La cooperazione internazionale è sempre stata
ritenuta una strategia vincente, soprattutto per quanto riguarda la
lotta contro i fondamentalisti islamici. È di ieri la notizia
dell’arresto in Slovenia di un foreign fighter scoperto grazie alla
collaborazione tra polizia locale e carabinieri del Ros, annunciato dal
ministro Angelino Alfano. Ma il rischio è che l’arrivo degli
investigatori dell’agenzia europea possa interferire con l’attività che
la polizia già svolge nelle strutture dove vengono trasferiti gli
stranieri, una volta sbarcati in Italia, per essere «fotosegnalati»,
cioè identificati con il prelievo delle impronte digitali.
Nei
mesi scorsi, il nostro Paese era stato sottoposto a procedura
d’infrazione da Bruxelles proprio con l’accusa di non aver correttamente
identificato i migranti. Una contestazione respinta dal capo della
polizia, il prefetto Alessandro Pansa, che aveva inviato i dati alle
autorità europee per dimostrare la correttezza dell’operato delle forze
dell’ordine. La pratica non è chiusa, ma da allora ci sono stati
ulteriori miglioramenti, riconosciuti dagli stessi leader europei.
Dunque,
l’Italia non si opporrà all’arrivo dei team investigativi, anche se
l’intenzione è di fissare alcuni «paletti» rispetto al loro lavoro
all’interno delle strutture governative. Anche tenendo conto che le
previsioni parlano di un’ondata di nuovi arrivi nelle prossime settimane
e il Dipartimento guidato dal prefetto Mario Morcone si sta attrezzando
per aver posti sufficienti a garantire l’accoglienza.
Le squadre
saranno composte da guest officers , che sono «ufficiali dei vari Paesi
membri, addestrati per un certo periodo da Europol per svolgere questo
preciso ruolo». Secondo Navarrete il loro compito è anche quello di
«lottare contro le reti di immigrazione irregolare, partecipare alla
guerra contro il traffico di esseri umani e tocchiamo anche il tema
della sicurezza, così importante per tutti». Il problema è
l’integrazione con il lavoro delle forze dell’ordine italiane. Per
questo già nei prossimi giorni saranno convocate riunioni operative per
evitare sovrapposizioni, ma soprattutto «interferenze».
L’idea è
che partecipino come «osservatori» alle procedure condotte dagli
italiani e possano fornire un supporto per le verifiche sulle identità
delle persone, proprio attraverso un accesso veloce alle banche dati,
visto che il Centro europeo possiede «informazioni relative ad altri
delitti, come il traffico di armi e i crimini finanziari, che possono
essere associati al terrorismo». Ma senza interferire proprio per
evitare che la presenza si trasformi in realtà in un «controllo».