Corriere 7.5.16
Raggi avanti e vincente al ballottaggio Corsa a tre per sfidarla. Marchini risale
di Nando Pagnoncelli
A Roma Meloni seconda, poi Giachetti e il candidato di FI (+13% rispetto a fine marzo)
Dopo
una settimana dalla decisione di Silvio Berlusconi di ritirare la
candidatura di Bertolaso per convergere su Marchini, lo scenario a Roma
presenta un elevato livello di incertezza.
Sullo sfondo c’è un
clima caratterizzato da una forte preoccupazione per la crisi economica
(circa due romani su cinque si aspettano che il peggio debba ancora
arrivare). La maggioranza dei romani sembra ancora faticare a
riprendersi anche dalle complicate vicende giudiziarie e amministrative
dell’ultimo anno.
La campagna elettorale appare quindi
particolarmente complessa. La candidata del M5S Virginia Raggi fa
registrare una crescita del vantaggio sui concorrenti, ma non è affatto
chiaro chi sarà lo sfidante al ballottaggio. Perché di certo sembra
esserci solo la prospettiva di un ballottaggio.
Iniziamo dal
gradimento dei candidati. Virginia Raggi si mantiene l’unica ad ottenere
più giudizi positivi (35%) che negativi (30%), aumentando il saldo da
+2% a +5%. Gli altri radicalizzano maggiormente i giudizi, compattando
gli elettorati antagonisti e facendo prevalere le valutazioni negative,
anche se tutti (eccetto Giachetti) fanno segnare un miglioramento, più
accentuato per Marchini e Fassina.
Le intenzioni di voto per il
candidato sindaco vedono ridursi l’area dell’astensione (da 36,3% a
32,3%) e dell’indecisione (da 15,5% a 12,5%) che, tuttavia, si
mantengono su valori molto elevati sfiorando il 45%. Virginia Raggi si
conferma in testa con il 29,5% delle preferenze (+2% rispetto a fine
marzo), seguita da Giorgia Meloni con il 21,5% (anch’essa in crescita:
+1,5%), Roberto Giachetti con il 20% (in calo del 2,5%), Alfio Marchini
con il 19,5%, in forte crescita (+13%) rispetto al precedente sondaggio
realizzato quando Bertolaso era ancora in campo. A seguire Stefano
Fassina con il 5,5% (+2%) e gli altri candidati che, tutti insieme,
raggiungono il 4%. È opportuno sottolineare che le differenze tra le
intenzioni di voto di Meloni, Giachetti e Marchini non sono
statisticamente significative: per questo motivo lo scenario del primo
turno è all’insegna dell’incertezza.
Incertezza che, al contrario,
non sembra emergere dalle ipotesi di ballottaggio nelle quali Virginia
Raggi continua a prevalere contro tutti, aumentando il proprio vantaggio
rispetto al precedente sondaggio: al momento prevale su Meloni (52,5% a
47,5%), Giachetti (55,2% a 44,8%) e Marchini (54,3% a 45,7%). Abbiamo
testato tutte le ipotesi di ballottaggio tra i candidati principali:
oggi Meloni prevale su Giachetti (55,2 a 44,8) e Marchini (52,9% a
47,1%), mentre Marchini prevale su Giachetti (54,4% a 45,6%).
Da
ultimo i partiti. Il M5S si mantiene in testa con il 31,5% (+1,7%
rispetto a marzo), seguito dal Pd (22,6%), FdI (10,8%), FI (9,7%), Lista
Marchini (5,4%), Lega (4,3%). Da sottolineare l’elevato livello di
astensione di lista e indecisione (53,2%) e la difficoltà di confronto
con precedenti elezioni e sondaggi a causa della presenza delle liste
civiche e delle liste dei candidati.
In conclusione alcune considerazioni:
1)
A quattro settimane dalle elezioni i romani appaiono poco coinvolti
dalla campagna elettorale, probabilmente segnati dalle vicende che hanno
colpito la città, alimentando la disaffezione e lo scetticismo rispetto
alla possibilità di un autentico cambiamento. Insomma, Roma pare una
città «sotto schiaffo» e la competizione elettorale, pur non priva di
colpi di scena, non sembra mobilitare più di tanto. È una campagna
inerziale, molto «politica» e poco coinvolgente. Mancano obiettivi di
ampio respiro, manca un colpo d’ala.
2) Nel centrosinistra
permangono molte criticità: Giachetti è in corsa per il ballottaggio ma
ancora poco conosciuto, pur avendo aumentato l’esposizione mediatica;
inoltre il Pd appare troppo in difficoltà per poter determinare un
«effetto di trascinamento» del voto sul candidato. Sono difficoltà che
hanno a che fare sia con le vicende romane (l’inchiesta giudiziaria, le
dimissioni del sindaco Marino, le divisioni interne) sia con quelle
nazionali (tensioni tra maggioranza e minoranza e questione morale).
3)
La candidatura di Marchini presenta un interessante potenziale di
crescita non soltanto nel bacino di centrodestra ma, più in generale,
nell’area moderata e in quel segmento di elettori che fatica a
riconoscersi nei partiti tradizionali. Ma deve fare i conti con la
frattura profonda che si è aperta nel centrodestra a seguito della
decisione di Berlusconi di ritirare la candidatura di Bertolaso: infatti
una parte rilevante di elettorato romano al momento si mostra
insoddisfatto di questa competizione interna alla propria area ed è poco
disponibile a convergere su Marchini.
4) Indubbiamente il cambio
di strategia del leader di FI a Roma assume un significato politico che
va al di là dei confini della Capitale. Le elezioni romane potrebbero
rappresentare un laboratorio, dare spazio ad un progetto «moderato»,
favorire aggregazioni e spostamenti di voto. Ma la campagna elettorale
di Roma appare davvero atipica e apatica e la sfida, per quanto
interessante, sembra svolgersi in un contesto sbagliato.