Corriere 6.5.16
Tagli ai vitalizi una proposta che rimane nel cassetto
di Sergio Rizzo
Tito
Boeri aveva battezzato il piano «Non per cassa, ma per equità». Nella
speranza, ipotizziamo, che la parola «equità» potesse fare breccia nel
cuore di certi politici. Si poteva dare una sforbiciata a 350 mila
pensioni retributive, pur alte, senza nemmeno una spuntatina ai ricchi
vitalizi in essere delle cariche elettive? Ecco allora la proposta:
ricalcolare su base contributiva anche i trattamenti dei politici
superiori ai 5 mila euro lordi e poi via via quelli oltre i 3.500. Il
Parlamento avrebbe risparmiato il 40% circa del 193 milioni spesi ogni
anno. Un taglio di 79 milioni, che sommato a quello agli assegni dei
consiglieri regionali avrebbe offerto alle casse statali un sollievo di
148 milioni. Una cifra insufficiente a sanare i conti pubblici ma
nemmeno da buttare via, se lo stanziamento per la disoccupazione di
lunga durata, ha detto ieri il presidente dell’Inps alla Camera, vale
appena 200 milioni. Non solo «per cassa», dunque, ma soprattutto «per
equità». Lo squilibrio contributi versati e vitalizi pagati in
Parlamento (circa 2.600) è tale da generare nel prossimo decennio un
disavanzo annuale di 150 milioni, nonostante per i periodi successivi al
2012 sia già in vigore il calcolo contributivo. La proposta è finita in
un cassetto. Ma non si dica che il Parlamento non abbia fatto un esame
di coscienza. Ci sono ben otto proposte di legge al riguardo: peccato
che solo tre prevedano tagli significativi (ma salvando alcuni
privilegi) mentre le altre cinque lasciano di fatto tutto com’è. Boeri
l’ha detto chiaro e tondo ai deputati, offrendosi per un’operazione
trasparenza.
Chiunque di loro potrà farsi
ricalcolare dal suo istituto il vitalizio spettante tutto su base
contributiva, per confrontarlo alla pensione di un comune mortale.
«L’informazione, se lo riterrete, potrà poi essere resa pubblica», ha
chiosato il presidente dell’Inps. Quanti aderiranno?