Corriere 5.5.16
Se il detenuto modello è un pedofilo incallito
di Goffredo Buccini
A
Regina Coeli era un detenuto modello. Ma, una volta scontata la pena, è
stato arrestato di nuovo per pedofilia. Lo stesso reato per cui era
stato in carcere sette anni.
Siamo uno strano Paese, di
inutili accanimenti e colpevoli leggerezze. Circa 500 ex tossici e
ladruncoli, «pericolosi socialmente», sono ancora reclusi in «case di
lavoro» dal dubbio profilo costituzionale, dove un giudice di
sorveglianza può tenerli a pena già scontata, per due o tre anni
prorogabili quasi all’infinito, solo sulla previsione che possano
delinquere ancora. In questo stesso Paese, la pedofilia non appare,
evidentemente, un pericolo per la società. E si esclude, per atto di
fede, che un molestatore di bimbi, fatta la sua galera, possa avere
ancora, com’è ovvio che abbia, lo stesso impulso devastante. Al
Casilino, periferia di Roma, un ex insegnante è stato arrestato per
abusi su due bambine nel retro d’un teatrino parrocchiale. Era già stato
a Regina Coeli dal 2006 al 2013 per molestie su due ragazzine delle
medie cui dava ripetizioni: diventato simbolo della redenzione
possibile, aveva scritto libri dedicati agli agenti di custodia, s’era
laureato in galera godendo di sconti per buona condotta. «Ha compreso i
suoi errori», assicuravano. Oggi è una pagina nera nella Giornata
nazionale contro la pedofilia. Telefono Azzurro segnala che su 4.724
richieste di aiuto del 2015, 241 sono di bimbi abusati. Siamo tutti
coinvolti: un Paese serio, constatato che un pedofilo non si redime con
un normale percorso carcerario, trae le conseguenze. La castrazione
chimica resta una pratica indegna della patria di Beccaria, la mappa
pubblica dei condannati una gogna. Ma imporre veri trattamenti
terapeutici prima della scarcerazione, introdurre controlli periodici
anche successivi, innalzare il massimo edittale della pena, eliminare
sconti e riti alternativi per un reato così odioso, beh, tutto questo
significa soltanto ascoltare le voci dei nostri bambini. Squarciando con
una legge più severa ma civile l’ombra ipocrita dove gli orchi si
nascondono.