Corriere 4.5.16
Agrigento
Quelle demolizioni ancora da eseguire
di Gian Antonio Stella
Con
che diritto la magistratura agrigentina ha osato spingere le autorità
comunali ad applicare la legge? È questo il senso dell’«esposto
querelatorio» presentato alla Procura di Caltanissetta dall’Associazione
«Periscopio, Osservatorio permanente sul rispetto della legalità»
(sic…) contro la demolizione di alcune decine di case abusive decisa,
Dio lo benedica, dal sindaco di Licata Angelo Cambiano. Sindaco che, tra
parentesi, butta giù edifici di proprietà municipale: le villette
abusive (quasi tutte sul mare) erano state infatti automaticamente
acquisite al patrimonio comunale vent’anni fa, dopo il rifiuto dei
proprietari di procedere alla demolizione ordinata da sentenze
definitive. Solo che, spiegavamo l’altro giorno, l’equivoco era stato
perpetuato per motivi di quieto vivere dalla complice indifferenza dei
sindaci precedenti che avevano lasciato ai vecchi proprietari la
possibilità di continuare a vivere nei villini da abbattere senza manco
pagare l’affitto o le tasse… Considerato che «la legge demanda al
sindaco la vigilanza sull’attività urbanistico-edilizia nell’ambito del
territorio comunale» e che «occorre, quindi, individuare a chi spetta
oggi demolire le opere abusive e come si coniugano tra loro il potere di
intervento di comuni, prefetture e soprintendenza dopo le modifiche al
sistema previgente apportate dalla legge sul terzo condono edilizio» e
che «la legislazione urbanistica ha individuato sin dall’origine
nell’autorità comunale il soggetto istituzionalmente competente a
intervenire al fine di prevenire e reprimere gli abusi edilizi» ecc.
ecc... Insomma: cosa importa, alla magistratura, se poi sindaci e uffici
urbanistici e vigili non applicano la legge? Una tesi, a suo modo,
strepitosa. Perché i lettori possano giudicare, ricordiamo le tre
lettere inviate ad esempio dagli stessi giudici, il procuratore Renato
Di Natale e il suo vice Ignazio Fonzo, al comune di Agrigento che da due
decenni teneva accuratamente nel cassetto le ordinanze di demolizione
da eseguire: o avviava le demolizioni o la Procura, decisa infine a far
rispettare la legge, avrebbe denunciato tutti i responsabili, dal
sindaco ai tecnici, per omissione d’atti d’ufficio. Uffa, questi
magistrati! Parallelamente, manco a dirlo, qualche politico locale in
cerca di voti torna alla carica, a Roma e a Palermo: chi lo ha accertato
che una casa costruita violando la legge entro i 150 metri dal mare
rovini il paesaggio? Ma che Bel Paese…