Corriere 31,5.16
Pd, ancora scintille. Cuperlo: che ci sto a fare?
La reazioni della minoranza alle critiche del premier, che li accusa di comportamento scorretto
Di Maio: se vince il no Mattarella dovrà intervenire, visto che ci sono due leggi elettorali diverse
di Alessandro Trocino
ROMA Doveva essere una moratoria, ma somiglia di più a una guerra di trincea, con l’aggravante del «fuoco amico». L’avvicinarsi del voto alle Amministrative acuisce il conflitto interno al Partito democratico, con la presenza ingombrante sullo sfondo del referendum costituzionale. A far salire nuovamente la tensione sono le interviste di Matteo Renzi e Dario Franceschini. Nella prima, ad Avvenire , il premier si dice «deluso dalla minoranza Pd che ogni giorno cannoneggia». Nella seconda, a Repubblica , il ministro della Cultura sostiene che «votare no al referendum sarebbe un atto contro il Paese» di chi vuole «sconfiggere Renzi».
La reazione della minoranza è veemente. Il più combattivo è Gianni Cuperlo. Che scrive: «Non commento le parole del premier per responsabilità». Poi definisce l’intervista di Franceschini «l’espressione imbarazzante di una profonda disonestà politica e intellettuale». Cuperlo ricorda che si era stabilita una moratoria (era stato lui stesso a chiederla all’ultima Direzione) e invece «siamo all’insulto e alla denigrazione». A chi gli chiede su Facebook, «cosa ci fai ancora insieme con i politicamente disonesti», risponde: «Me lo chiedo». Miguel Gotor si mette in scia a Cuperlo: «Un eccesso di opportunismo produce un surplus di disonestà intellettuale». Roberto Speranza preferisce non entrare nella diatriba: «Assistere a queste uscite polemiche mentre noi della minoranza saltiamo da un palco all’altro cercando di far vincere le elezioni al Pd, mi pare davvero surreale».
E il punto è proprio questo. I renziani accusano la minoranza di remare contro. Cuperlo e compagni imputano alla maggioranza di voler rompere unilateralmente la tregua, per alzare il livello dello scontro. A riprova, allegano l’«uso improprio» che viene fatto del dibattito referendario a campagna elettorale in corso.
Federico Fornaro ricorda che era stata fatta una mediazione sulla legge elettorale, assicurando l’elezione diretta dei senatori: «Ora si dice il contrario. Ma i patti tra gentiluomini si rispettano, altrimenti uno poi si sente libero sulla scelta del voto. E anche le parole di D’Anna su Saviano: sono stato l’unico a protestare. Di fronte a cose così, mica puoi star zitto, anche perché perdiamo voti. E attenti ad andare con il cappello in mano da certa gente: a furia di tirar la corda, poi si spezza».
E a proposito di referendum, c’è chi guarda già avanti. Come Luigi Di Maio, 5 Stelle: «Se dovesse vincere il no, il presidente della Repubblica avrà un ruolo fondamentale. Non voglio tirarlo per la giacchetta ma il suo sarà un ruolo importante». Perché, aggiunge Di Maio, «mi auguro che il presidente della Repubblica intervenga e indichi agli italiani con quale legge elettorale si va, visto che al Senato c’è l’Italicum mentre alla camera il consultellum».