giovedì 26 maggio 2016

Corriere 26.5.16
Atac, dossier in Procura
I sospetti sui milioni spesi in gomme per i bus
di Fulvio Fiano e Ernesto Menicucci

ROMA Ogni anno, nel triennio 2013-2015, l’Atac ha pagato 16 milioni di euro per il rinnovo delle gomme del suo parco autobus, contro una stima di spesa per la fornitura contenuta in esattamente la metà: 8 milioni. Ogni anno, l’azienda municipalizzata del trasporto pubblico capitolino paga 4,3 milioni per il servizio mensa e il dopolavoro dei suoi dipendenti, affidati senza contratto dal 1974. Ogni anno, iscritti alle varie sigle di lavoratori hanno goduto di permessi e distacchi sindacali senza adeguata giustificazione.
Sono recenti gli scandali di Parentopoli e degli appalti in odore di Mafia Capitale. Sono ancora in corso le indagini sui falsi biglietti e le consulenze d’oro. Ma l’azienda da 12mila dipendenti e 54 dirigenti continua a sfornare materiale per le inchieste giudiziarie più che a fornire un servizio efficiente ai romani.
L’ultimo, triplice, capitolo è contenuto nell’esposto presentato due giorni fa in Procura, alla Corte dei Conti e all’Autorità anticorruzione dal direttore generale Marco Rettighieri, entrato in carica a inizio febbraio e già intervenuto a colpi di accetta sugli stipendi e gli incarichi dei dirigenti. La consegna del dossier, in coppia con il senatore pd Stefano Esposito, è stata rivelata dal manager nel corso della sua audizione in commissione Lavori pubblici al Senato. «Il problema c’è, sussiste — ha detto all’uscita Rettighieri —, c’è stato un audit specifico su questi tre argomenti: gomme, dopolavoro e permessi sindacali. Abbiamo ravvisato strada facendo nelle nostre indagini interne che c’era la necessità di approfondire ma i nostri mezzi non sono quelli della procura, per cui ci siamo rivolti al procuratore Pignatone con l’impegno a non rivelare niente. Ma come al solito in Atac, a volte la definisco “impresa colabrodo”, è difficile mantenere all’interno le informazioni».
E che la acque in Atac siano agitate lo confermano i retroscena che fornisce il senatore Esposito. «Ho ricevuto questi documenti tramite una busta fattami pervenire in albergo — dice —. Da chi? Un anonimo. Se pensavano che li cestinassi, non mi conoscono proprio. Ne ho parlato in commissione Trasporti al Senato, dove avevamo l’audizione dei vertici di Atac, e poi ho portato le carte a Pignatone e Cantone: non le consegno a nessun altro».
Sul contenuto Esposito, ex-assessore ai trasporti nella giunta Marino e poi commissario del partito nel municipio di Ostia sciolto per mafia, mantiene il riserbo. «I documenti, che per carità vanno verificati (anche se qualcosa mi pare che ci sia…) confermano quello che vado dicendo da un anno. L’Atac si risana solo se si rompe il meccanismo consociativo che la governa. La prova è nell’attacco che il partito trasversale di Atac, composto dai deputati Francesco Aracri, Vincenzo Piso e ora anche da Virginia Raggi ha mosso a Rettighieri per la nomina di un capo del personale esterno all’azienda: evidente sono preoccupati che il dg apra cassetti che non andrebbero aperti».
Il riferimento è al licenziamento di Giuseppe De Paoli, il direttore del personale entrato nel settembre 2014, con una assunzione senza bando (e 200mila euro di stipendio) della quale si è interessata anche la corte di Conti. Oltre a lui, Rettighieri ha già allontanato Gian Francesco Regard, direttore degli Affari legali (170mila euro l’anno) e Luca Masciola, responsabile delle Relazioni industriali (160mila euro l’anno), coinvolto anche in Parentopoli. Altri dieci manager sono nel mirino del dg. «L’Atac — continua Esposito — è il luogo dove la gente si riposiziona alla velocità della luce. E, magari, qualche vecchio arnese si è già riposizionato anche sul Movimento 5 Stelle, che fa campagna elettorale organizzando incontri con i dipendenti Atac. A differenza della Raggi, Giachetti è l’unico che si tiene a distanza».
Ma anche il Pd ha partecipato negli anni alla gestione consociativa dell’azienda: «Per carità - dice Esposito - ci sono anche esponenti dem che hanno criticato la nomina di Francesca Rango (il nuovo capo del personale, ndr) ma noi i nostri errori li abbiamo riconosciuti e li stiamo correggendo. Ora c’è un nuovo corso».