Corriere 24.5.16
Radicali
Maurizio Turco: nel partito tanto sciacallaggio attorno a Pannella
«Il patrimonio di Marco? Solo debiti Noi radicali siamo allo scisma»
di Monica Guerzoni
ROMA
Il patrimonio di Pannella? Le sue battaglie e un debito da un milione
di euro. Maurizio Turco, dieci anni da tesoriere del Partito radicale,
non ha voluto parlare davanti alla salma del leader per non gettare
altro sale su ferite profonde. Ma ora rompe il silenzio: «Questa camera
ardente è stata aperta due anni e mezzo fa, quando si è concluso il
congresso dei Radicali italiani. Da allora Pannella ha subito
umiliazioni e insulti gratuiti. Purtroppo ho visto tanto sciacallaggio
attorno a Marco».
È una scissione?
«Più che scissione, uno scisma. Noi abbiamo offerto un disarmo unilaterale. Loro hanno deciso di fare altro».
Ce l’ha con i giovani che guidano i Radicali italiani? Con Riccardo Magi, con Marco Cappato? Anche con Emma Bonino?
«Con
quelli che dicono di aver vinto il congresso. Ci sono due linee
politiche contrapposte. C’è un gruppo che si è coagulato attorno a Magi,
Cappato e a Valerio Federico. Ora parlano di unità, ma su cosa?
Dovremmo mettere in piedi il partito che loro volevano fare e Marco non
ha mai voluto? Come può essere ricomponibile, dopo due anni e mezzo?».
Rottura insanabile.
«Hanno
negato a Marco il confronto e il dibattito politico. In due anni, per
365 volte a mezzogiorno ci siamo riuniti nella nostra sede. E loro non
partecipavano alle riunioni e, se attraversavano il salone, lo facevano
per andare al bagno o a prendere un caffé. Senza salutare Marco. Per due
anni e mezzo non li abbiamo quasi mai visti. In una delle ultime
riunioni Marco disse “Voi ci accusate di voler distruggere il partito
perché noi vogliamo continuare a fare lotte radicali”. Sono loro che
stanno personalizzando».
E il j’accuse della Bonino?
«Non mi
interessa, a me interessa quel che si è detto nelle riunioni del
partito. Per me stare con Marco non era visitare i malati, era impegno
politico e umano. C’è un limite di decenza politica che non si può
superare».
Perché non c’è mai stato il chiarimento con la Bonino?
«Dopo
la rottura politica lui ha sempre cercato il chiarimento. La chiamava e
lei lasciava squillare. Mandava messaggi ed Emma non rispondeva. A
Radio Radicale lo disse anche, “vediamoci, Emma!”. Ma lei no, non voleva
chiarirsi».
Pannella ci ha sofferto?
«Sicuramente, sì».
A chi andrà l’eredità?
«L’eredità di Marco sono le sue lotte politiche, dunque andrà a chi le porterà avanti».
E il patrimonio?
«Marco
non aveva più niente. Si è venduto tutto per il partito, per finanziare
la politica. Nella cassa del partito c’è un milione di euro, in debiti.
Non c’è una guerra attorno alle spoglie di Pannella, c’è un dissesto
manifesto».
Ha lasciato testamento?
«Anche se ci fosse
riguarderebbe Marco Pannella, i suoi pacchetti di sigarette, le sue
cravatte e due buchetti a Riccione che non ha fatto a tempo a vendere e
che andranno ai parenti. E così è finito il patrimonio di Pannella».
E la radio, la sede, i simboli? Pannella ha lasciato scritto come gestire il suo lascito, materiale e immateriale?
«La
“roba” è intestata a una associazione, che si riunirà e deciderà.
Siccome gestivo con lui e sui miei atti c’è la sua firma, Marco non mi
ha lasciato detto niente. Ci riuniremo per eleggere il nuovo
presidente».
Cosa ha provato nelle ore del lutto ?
«Lo dico
con la frase di Marco ai funerali di Luca Coscioni, quando vide che lo
osannavano come un leader. ”I radicali sono buoni solo da morti”. Sa
perché la gente quando Pannella è morto si è emozionata? Perché la tv di
regime ha tirato fuori i fatti e l’Italia, per la prima volta, ha
saputo chi era e si è riconosciuta».