Corriere 24.5.16
Corbyn contro Blair
Un processo al New Labour. Con Il pretesto dell’Iraq
di Luigi Ippolito
Tony
Blair come Mladic e Karadzic, i boia serbi di Srebrenica? Anche lui a
processo per crimini di guerra, questa volta quella del Golfo del 2003?
E’ quanto si augura l’attuale leader del partito laburista britannico
Jeremy Corbyn, che dopo la sua elezione l’anno scorso ha spostato il
maggior partito d’opposizione su posizioni di sinistra radicale.
L’occasione potrebbe essere la pubblicazione, il 6 luglio, del rapporto
sul conflitto in Iraq: un documento che secondo le prime indiscrezioni
di stampa consegnerà un verdetto «assolutamente brutale» su Blair e il
suo governo. Basterà per vedere l’ex premier alla sbarra? Secondo Corbyn
sì: «Penso che fu una guerra illegale e che Blair dovrà dare
spiegazioni — aveva detto l’anno scorso — . Potrebbe essere processato?
E’ possibile». Una posizione che, secondo fonti laburiste, a tutt’oggi è
rimasta immutata. Il rapporto, a quanto sembra, dovrebbe criticare
Blair per aver promesso appoggio militare a Bush già un anno prima della
guerra — una circostanza che Blair aveva sempre negato — oltre a
stigmatizzare la distorsione dei dossier di intelligence sulle presunte
armi di distruzione di massa di Saddam Hussein. Ma si tratta di crimini?
La verità è che il verdetto della storia sulla guerra del Golfo del
2003 è già stato emesso: si trattò di un errore disastroso, contro cui
tra l’altro si era schierato il futuro presidente degli Stati Uniti,
l’allora senatore Barack Obama. Mentre ad animare il furore
giustizialista di Corbyn sembra essere più il livore contro tutta la
stagione del New Labour, di cui egli rappresenta l’antitesi. E allora
forse, se a Blair si può rimproverare di aver fatto «il barboncino di
Bush», a Corbyn andrebbero ricordati i suoi apprezzamenti per la Russia
di Putin e la Corea del Nord: regimi sui cui standard internazionali ci
sarebbe da ridire un po’ più che sul vituperato Tony Blair.