martedì 24 maggio 2016

Corriere 24.6.15
Iil diluvio di citazioni per premier e Pd
di Gian Antonio Stella

E meno male che Michele Anzaldi, il tele-pretoriano di Matteo Renzi, si era lagnato, pigliandosela soprattutto con la Rai, del poco spazio dato alla maggioranza… Spiega il monitoraggio su 750 mila citazioni captate su un migliaio di fonti d’informazione che il Pd rastrella da solo oltre il 45%. Forza Italia tre volte di meno: il 14. Il Nuovo Centrodestra quasi l’11. Il M5S, a dispetto del peso elettorale, meno del 9. La Lega meno dell’8. Il resto frattaglie.
C’è chi dirà che anche ai tempi del Cavaliere trionfante andava così. E magari ricorderà che Vittorio Feltri, irridendo a chi si lagnava del diluvio di apparizioni di Berlusconi a tutte le trasmissioni e a tutte le ore su tutti i canali Mediaset, scriveva: «Siccome non sono stati capaci di ucciderlo, pretenderebbero che fosse lui a prendere l’iniziativa di suicidarsi, rifiutando di mettere piede in casa propria…». Titolo: «Chi non vuole Silvio in tv cambi canale».
Il guaio è che se era difficile arginare la tracimazione berlusconiana cambiando canale allora, è forse ancora più difficile sottrarsi allo straripamento renziano oggi. Spiega infatti lo studio di Cedat 85, un’azienda pugliese fondata da Gianfranco Mazzoccoli che qualche mese fa ha vinto la gara per fornire nei prossimi tre anni la trascrizione di tutte le sedute della Camera (garantita da una tecnologia, Asr, capace di riconoscere la voce in automatico e trascrivere le parole in tempo reale) che il premier è incontenibile come la cascata dell’Iguassù.
Stando alle citazioni, come dicevamo, su circa mille quotidiani e periodici di carta e on line più le principali radio e tv e ancora le maggiori fonti estere e i blog più frequentati e i siti d’informazione online, sottoposti a un monitoraggio capillare «possibile grazie al servizio Mediamonitor», non c’è partita: tra i politici che vantano una quota minima del 3% delle citazioni, Matteo Renzi «asfalta tutti raccogliendo quasi il 40% (290.807) delle citazioni totali fatte dai media nell’ultimo anno».
Silvio Berlusconi, prosegue l’analisi, «si ferma all’11,3% con poco meno di 85 mila citazioni. Beppe Grillo, terzo, non va oltre il 5,3%. Lo segue Enrico Letta 4,9%. Solo dopo viene il presidente della Repubblica Sergio Mattarella con poco più di 33 mila citazioni (4,4%). Più indietro ancora Matteo Salvini (30.664 citazioni, 4,1%), Pierluigi Bersani (4%), Angelino Alfano (3,3%), Paolo Gentiloni e Renato Brunetta che, stando al rapporto, «spopola» tra i forzisti. Col 3%, però. Più sotto, nella fascia che non arriva al 3%, riescono ad avere qualche spazio tra i governatori Rosario Crocetta (1,46%) e Deborah Serracchiani (1,50), tra i sindaci Giuliano Pisapia (1,61), tra gli aspiranti sindaci (2,20) Giorgia Meloni. Agli altri briciole.
Quanto ai media che più hanno parlato del Mattator Matteo «in cima sono le testate allnews: RaiNews24 (10,2%) e SkyTg24 (7,8%). Quindi L’Huffington Post (6,2%), La7 (5,7%) e Radio1 Rai (5,1%). A seguire il sito del Corriere.it (5% del totale) al quale vanno aggiunte le citazioni del quotidiano cartaceo (4%). Ci sono anche i siti di Tiscali e TGCOM 24 entrambi al 4,9% e quello di Yahoo Notizie (4,6%). E via via Libero.it (4,3%), ilgiornale.it (4,2%), Rai 3 (4%), Il Fatto Quotidiano e Rai1 con il 3,9% delle citazioni totali su Matteo Renzi. Il quotidiano Libero con il 3,7%...».
Sia chiaro: la citazione in sé conta e non conta. La frase «Renzi fa schifo» vale un punto quanto «Renzi è fenomenale». Per cui la slavina potrebbe in teoria essere dovuta a una spropositata quantità di giudizi negativi. O alla semplice «popolarità». Esempio: una ricerca su Fabiola Gianotti, direttrice generale del Cern di Ginevra, dà su Google 79.300 «risultati»: 112 volte di meno di Belén Rodriguez. E Lionel Messi è più citato di papa Francesco. Curiosità.
Lo spazio occupato dall’inquilino di Palazzo Chigi, però, non può essere ridotto a semplice curiosità. Segnala infatti, oltre che una certa pigrizia giornalistica nel ruotare intorno allo stesso perno, almeno due cose. La prima: un vuoto di forte leadership alternativa in grado di contendere spazi a una figura che talvolta appare schiacciante. La seconda: una onnipresenza renziana che può essere a doppio taglio. Se Matteo Renzi non tiene un po’ a bada il proprio strabordare…