Corriere 24.6.15
Iil diluvio di citazioni per premier e Pd
di Gian Antonio Stella
E
meno male che Michele Anzaldi, il tele-pretoriano di Matteo Renzi, si
era lagnato, pigliandosela soprattutto con la Rai, del poco spazio dato
alla maggioranza… Spiega il monitoraggio su 750 mila citazioni captate
su un migliaio di fonti d’informazione che il Pd rastrella da solo oltre
il 45%. Forza Italia tre volte di meno: il 14. Il Nuovo Centrodestra
quasi l’11. Il M5S, a dispetto del peso elettorale, meno del 9. La Lega
meno dell’8. Il resto frattaglie.
C’è chi dirà che anche ai tempi
del Cavaliere trionfante andava così. E magari ricorderà che Vittorio
Feltri, irridendo a chi si lagnava del diluvio di apparizioni di
Berlusconi a tutte le trasmissioni e a tutte le ore su tutti i canali
Mediaset, scriveva: «Siccome non sono stati capaci di ucciderlo,
pretenderebbero che fosse lui a prendere l’iniziativa di suicidarsi,
rifiutando di mettere piede in casa propria…». Titolo: «Chi non vuole
Silvio in tv cambi canale».
Il guaio è che se era difficile
arginare la tracimazione berlusconiana cambiando canale allora, è forse
ancora più difficile sottrarsi allo straripamento renziano oggi. Spiega
infatti lo studio di Cedat 85, un’azienda pugliese fondata da Gianfranco
Mazzoccoli che qualche mese fa ha vinto la gara per fornire nei
prossimi tre anni la trascrizione di tutte le sedute della Camera
(garantita da una tecnologia, Asr, capace di riconoscere la voce in
automatico e trascrivere le parole in tempo reale) che il premier è
incontenibile come la cascata dell’Iguassù.
Stando alle citazioni,
come dicevamo, su circa mille quotidiani e periodici di carta e on line
più le principali radio e tv e ancora le maggiori fonti estere e i blog
più frequentati e i siti d’informazione online, sottoposti a un
monitoraggio capillare «possibile grazie al servizio Mediamonitor», non
c’è partita: tra i politici che vantano una quota minima del 3% delle
citazioni, Matteo Renzi «asfalta tutti raccogliendo quasi il 40%
(290.807) delle citazioni totali fatte dai media nell’ultimo anno».
Silvio
Berlusconi, prosegue l’analisi, «si ferma all’11,3% con poco meno di 85
mila citazioni. Beppe Grillo, terzo, non va oltre il 5,3%. Lo segue
Enrico Letta 4,9%. Solo dopo viene il presidente della Repubblica Sergio
Mattarella con poco più di 33 mila citazioni (4,4%). Più indietro
ancora Matteo Salvini (30.664 citazioni, 4,1%), Pierluigi Bersani (4%),
Angelino Alfano (3,3%), Paolo Gentiloni e Renato Brunetta che, stando al
rapporto, «spopola» tra i forzisti. Col 3%, però. Più sotto, nella
fascia che non arriva al 3%, riescono ad avere qualche spazio tra i
governatori Rosario Crocetta (1,46%) e Deborah Serracchiani (1,50), tra i
sindaci Giuliano Pisapia (1,61), tra gli aspiranti sindaci (2,20)
Giorgia Meloni. Agli altri briciole.
Quanto ai media che più hanno
parlato del Mattator Matteo «in cima sono le testate allnews: RaiNews24
(10,2%) e SkyTg24 (7,8%). Quindi L’Huffington Post (6,2%), La7 (5,7%) e
Radio1 Rai (5,1%). A seguire il sito del Corriere.it (5% del totale) al
quale vanno aggiunte le citazioni del quotidiano cartaceo (4%). Ci sono
anche i siti di Tiscali e TGCOM 24 entrambi al 4,9% e quello di Yahoo
Notizie (4,6%). E via via Libero.it (4,3%), ilgiornale.it (4,2%), Rai 3
(4%), Il Fatto Quotidiano e Rai1 con il 3,9% delle citazioni totali su
Matteo Renzi. Il quotidiano Libero con il 3,7%...».
Sia chiaro: la
citazione in sé conta e non conta. La frase «Renzi fa schifo» vale un
punto quanto «Renzi è fenomenale». Per cui la slavina potrebbe in teoria
essere dovuta a una spropositata quantità di giudizi negativi. O alla
semplice «popolarità». Esempio: una ricerca su Fabiola Gianotti,
direttrice generale del Cern di Ginevra, dà su Google 79.300
«risultati»: 112 volte di meno di Belén Rodriguez. E Lionel Messi è più
citato di papa Francesco. Curiosità.
Lo spazio occupato
dall’inquilino di Palazzo Chigi, però, non può essere ridotto a semplice
curiosità. Segnala infatti, oltre che una certa pigrizia giornalistica
nel ruotare intorno allo stesso perno, almeno due cose. La prima: un
vuoto di forte leadership alternativa in grado di contendere spazi a una
figura che talvolta appare schiacciante. La seconda: una onnipresenza
renziana che può essere a doppio taglio. Se Matteo Renzi non tiene un
po’ a bada il proprio strabordare…