Corriere 22.5.16
Legale, illegale, extra
Quanto vale l’erotismo? Un’ora costa 260 dollari ma c’è l’effetto crisi
di Massimo Sideri
«Peace
e Love» gridavano gli anti-nuclearisti negli anni Sessanta. Gli anni
Settanta, più pragmatici, tradussero subito in Pace e Sesso. Ma sarai
poi vero che hanno pari dignità? Prendiamo la Pace che non è certo
l’argomento più sexy del mondo: anche John Maynard Keynes aveva trovato
naturale dedicarle un saggio: Le conseguenze economiche della Pace del
1919. Ma se cercate di capirne di più di quello che, se vogliamo, è un
suo naturale addentellato, il Pil del sesso and Co. (legale, illegale,
etero, omo, trans, matrimoniale ed extra) allora le cose si complicano.
La partita doppia del sesso, fatta di ricavi, costi, utili e perdite,
sembra il bilancio di una società offshore: opaca, sfuggevole. Chi
spende non lo vuole dire, chi paga lo fa di nascosto. I Panama Papers,
al confronto, arrossiscono. Ma qualcosa si può ottenere.
L’Economist
aveva tentato. Una prima voce del bilancio del sesso è la
prostituzione. Un paio di anni fa il settimanale inglese aveva
intervistato 190 mila donne in città di 12 Paesi diversi, da Vancouver a
Tokyo, che lavoravano per siti web. Era emerso che un’ora di sesso —
per un «servizio standard» — costa in media 260 dollari. Un crollo del
23% dal 2006 senza considerare l’inflazione. Questo ci dà un primo
importante risultato: il Pil del sesso segue l’andamento depresso del
Pil mondiale. Con quelle famose scatole con cui i dipendenti della
fallita Lehman Brothers furono fotografati all’alba del 2008 non è
iniziata solo una crisi finanziaria ma anche di attività merceologiche
insospettabili.
Dal 2014 l’Istat monitora l’economia illegale e il
Codacons ha stimato in 3,6 miliardi di euro il mercato annuo della
prostituzione in Italia. In crescita (+25,8% sul 2007) ma non in
contrasto con l’Economist perché la crisi ha fatto aumentare da 70 a 90
mila le «operatrici» (copyright del Codacons). Solita storia: il Pil su,
quello pro capite giù. Per riempire il più possibile il bilancio della
nostra offshore dobbiamo aggiungere il mercato dei profilattici (merce a
cavallo tra matrimoni, scappatelle e altro). In Italia nel 2014 sono
state vendute 9,3 milioni di confezioni in farmacie e parafarmacie (11,1
milioni del 2007). Nei supermercati se ne vendono altre 41 milioni
all’anno. A 10 euro di prezzo medio (secondo Nielsen sono in crescita
quelli low cost ) dovremmo aggiungere circa mezzo miliardo. E poi c’è la
pillola blu, al secolo il Viagra. In Italia se ne vendono circa 7
milioni l’anno, circa 100 milioni dallo sbarco nelle farmacie per il
quale c’è (come per gli eventi importanti) anche una data: il 13
novembre del ’98 (fanno 21 milioni annui a 3,31 euro al dettaglio). Al
nostro bilancio andrebbero aggiunti: alberghetti ad ore, turismo
sessuale, app come Tinder, traffico dati per i terabyte di video (su
Google trends la parola «sex» risulta in costante crescita con dei
picchi di ricerca in agosto e in dicembre che, senza bisogno di analisi
sociologiche, possono essere correlati con le festività). Ma queste sono
proprio voci offshore della «Peace, Sex and Money Corporation». Di cui,
bene o male, qualcuno risulta azionista.