Corriere 22.5.16
Tensione per la sfilata di CasaPound Gli antagonisti assaltano un pullmino
di Fulvio Fiano Rinaldo Frignani
ROMA
«Ci siamo presi il Colosseo!». Gianluca Iannone, con la tuta
dell’Italia, lo grida al microfono dal palco dell’ex polveriera di Colle
Oppio riservata ai gruppi fascio-rock provenienti da tutta Italia (e
anche dalla Francia) per concludere la manifestazione nazionale di
CasaPound. Davanti allo storico leader del movimento di estrema destra
ci sono almeno duemila giovani con le braccia tese e le maglie nere.
Saluti
romani e provocazioni («Dove sono gli antifascisti?») al termine di una
giornata ad alta tensione, culminata nel pestaggio alla fermata Cavour
della metropolitana di due sedicenni vicini a Fratelli d’Italia
(scambiati dagli antifascisti per attivisti di CasaPound) e nell’assalto
a un pullmino a noleggio carico di turisti tedeschi che i giovani dei
centri sociali anche in questo caso hanno creduto fossero fascisti
diretti al concerto. Finestrini in frantumi, fumogeni, la fuga
precipitosa dell’autista in retromarcia per salvarsi dal linciaggio. La
manifestazione del movimento di estrema destra, aperta dal
maxistriscione «Difendiamo l’Italia» (e dedicata a Dominique Venner,
ideologo francese suicida nel 2013 a Notre-Dame con un colpo di pistola
in bocca), ha attraversato via Merulana e via Labicana fra la curiosità
dei turisti affacciati dal Colosseo e la perplessità dei romani.
Ma
c’è stato chi ha preso l’iniziativa e, come un’inquilina di un palazzo a
San Giovanni, ha lanciato uova contro i manifestanti, senza colpirli.
Il corteo — un primo gruppo con le bandiere di CasaPound, un secondo con
il tricolore, l’ultimo con i simboli dell’Europa cancellati con una «x»
— ha marciato con ordine sotto gli occhi del candidato sindaco Simone
Di Stefano: «Se ci alleiamo con la Meloni al ballottaggio? È lei che
deve venirci incontro e chiederlo per piacere, dato che ora fa finta di
non conoscerci», attacca. Tanti slogan sono contro la Ue e a difesa
dell’«identità nazionale». Prima di salire a Colle Oppio i giovani in
maglia nera intonano l’Inno di Mameli.
Nel pomeriggio il concerto
nel campetto di terra utilizzato di solito — sembra un controsenso —
dalle comunità straniere per il loro tradizionale torneo di calcio a
otto. Ieri non c’erano reti e porte, ma recinzioni alte e appuntite, con
decine di blindati delle forze dell’ordine. Forti infatti erano i
timori di blitz da parte di antifascisti e antagonisti che hanno
manifestato con un sit-in all’Esquilino cantando «Bella ciao» e «Fischia
il vento», prima di mettersi anche loro in marcia per arrivare a San
Lorenzo. Per loro — ma anche per l’Associazione partigiani, il Pd, Sel e
Sinistra italiana — il corteo di CasaPound non si doveva tenere. Una
«grave manifestazione» la definisce Stefano Fassina, candidato sindaco
proprio per Sel e Si: «Abbiamo chiesto al Viminale di vietare i cortei
di un movimento che sostiene idee contrarie alla nostra Costituzione».
Poi l’attacco a Giorgia Meloni — candidata di FdI — per non essersi
dissociata dall’iniziativa e la replica di quest’ultima: «Mi occupo dei
problemi di Roma, non di riesumare gli anni Settanta». Intanto
carabinieri e polizia indagano sugli episodi di violenza avvenuti a
margine del corteo. E anche su un misterioso drone che è rimasto in volo
per ore sull’Esquilino.