domenica 22 maggio 2016

Corriere 22.5.16
Sesso e amore
di Daniela Monti

Qual è il modo di amare dei giovani? Nella risposta c’è quello che saremo, ci sono i comportamenti futuri delle nuove coppie adulte, c’è il mondo che verrà. Per questo nell’inchiesta del Corriere su Sesso e amore che si arricchisce ogni settimana e che potete leggere online ( www.corriere.it/sessoeamore ) parliamo tanto di ragazzi: di quello che conoscono del sesso, dei dubbi che hanno, dell’educazione sessuale che nelle scuole fatica a decollare (25 anni di proposte non hanno ancora portato ad una legge sui corsi obbligatori). Un approfondito lavoro di ricerca dell’Università Cattolica di Milano, condotto dalla psicologa dell’adolescenza Emanuela Confalonieri, è giunto alla conclusione che ragazze e ragazzi «sono abbastanza competenti in materia di affettività e sessualità e curiosi e precoci nella vita sessuale, che valutano come una componente importante e un completamento della relazione». Il sesso serve più per conoscere se stessi che per conoscere gli altri. Serve a superare le proprie paure, a far tacere l’angoscia di non essere «giusti», di non piacere. Serve ad aumentare la propria autostima. Serve a crescere. L’amore lo stesso. L’idea del sacrificio necessario, a volte, per costruire quella cosa misteriosa che si chiama «coppia», sembra tramontata. L’amore ha senso se serve a qualcosa: a emanciparsi dai genitori, a raggiungere la tappa successiva nel cammino di scoperta, a gestire lo stress della scuola, ad avere uno specchio in cui guardarsi diventare grandi. Il nuovo modo di amare degli adolescenti è soprattutto il risultato della loro educazione. Lo dice in modo chiarissimo Gustavo Pietropolli Charmet: «Sono stati i genitori a insegnare loro che l’obiettivo primario è la realizzazione di sé. Giovani cresciuti con l’ideale dell’autonomia e del successo personale, con estremo bisogno di riconoscimento. Impreparati a gestire sensazioni intollerabili come la dipendenza e il bisogno».