sabato 21 maggio 2016

Corriere 21.5.2016
Turchia, via l’immunità ai deputati Timori di arresti nell’opposizione
Erdogan prosegue nella sua stretta autoritaria: ora nel mirino c’è il partito curdo
di Monica Ricci Sargentini

Da ieri l’immunità parlamentare in Turchia non esiste più. L’ha cancellata con un colpo di spugna la Camera dei rappresentanti approvando, con la maggioranza dei due terzi, una legge che non dovrà neanche essere sottoposta a referendum. A favore della revoca dell’immunità hanno votato i 316 parlamentari dell’Akp, i 40 nazionalisti dell’Mhp, ma anche una ventina di deputati dell’Chp che ieri aveva lasciato libertà di voto attirandosi le critiche dell’Hdp, il partito filocurdo, che ha sostenuto di essere l’unica vera opposizione in Parlamento.
Ora almeno cento deputati saranno inquisiti e molti rischieranno di finire in prigione. Tra questi ci sono 50 dei 59 rappresentanti dell’Hdp, la forza politica che nel giugno scorso era entrata per la prima volta in Parlamento superando la difficile soglia del 10%. Ma a rischiare di dover lasciare la politica sono anche i leader dei due principali partiti di opposizione: Kemal Kiliçdaroglu, il capo dei kemalisti del Chp che ha 41 procedimenti pendenti e Devlet Bahçeli che ne ha nove. Il leader dell’Hdp Selahattin Demirtas, anche lui con decine di indagini a suo carico, ha gridato al golpe e ha annunciato il ricorso immediato alla Corte Costituzionale: «Nessuno dei nostri deputati andrà volontariamente in tribunale. Dovranno venire a prenderci con la forza, perché in Turchia non c’è un potere giudiziario indipendente».
Ma anche in Europa si sono levati segnali di disagio. Il portavoce di Angela Merkel, Steffen Seibert, ha detto che «il governo di Berlino segue con preoccupazione la crescente polarizzazione della politica interna turca» assicurando che la cancelliera ne parlerà con il presidente Erdogan lunedì prossimo. Il ministro dell’Interno tedesco, Thomas de Maizie’re (Cdu), ha detto che la legge «getta un’ombra sulle nostre relazioni» mentre il presidente del Parlamento europeo, Martin Schulz, ha dichiarato in un tweet che «il voto è un colpo alla democrazia turca e alla libertà politica».
Chi gioisce è invece il presidente turco Recep Tayyip Erdogan che finalmente vede a portata di mano la riforma costituzionale che trasformerà il Paese in una Repubblica presidenziale. «È un voto storico — ha detto ieri —. Il mio popolo non vuol vedere in questo parlamento colpevoli di reati, in particolare i sostenitori delle organizzazioni terroriste del separatismo». Un chiaro riferimento ai rappresentanti dell’Hdp da sempre accusati dal sultano di Ankara di essere il braccio politico dei terroristi del Pkk. Di certo la decisione del parlamento è la pietra tombale sulla speranza di riavviare il processo di pace con la minoranza curda che si era fermato lo scorso luglio dopo una tregua di 2 anni e mezzo. Da allora nel Sudest della Turchia ci sono stati centinaia di morti, anche tra i civili.
Domenica l’Akp consacrerà il nuovo premier e leader dell’Akp: il ministro dei Trasporti Binali Yildirim, un fedelissimo di Erdogan e, pare, grande sostenitore del presidenzialismo .